
Per gli studenti degli istituti superiori di Albano Laziale che il 13 Dicembre 2016, varcavano la soglia della Sala Nobile di Palazzo Savelli, questa dal titolo “Una donna in guerra, scenari e…cose mai dette” minacciava di essere una noiosa conferenza come le altre. Decisamente diverse le impressioni alle 13,40, al termine di due ore e quaranta minuti di intenso ascolto e dibattito nei quali, presenti i consiglieri comunali Gabriele Sepio e Annarita Garbini, la responsabile dei servizi sociali Dott.ssa Margherita Camarda con la partner organizzativa Antonella Panetta e, soprattutto, Simona Lanzoni dell’associazione umanitaria “Pangea”, l’attenzione è stata monopolizzata dalle parole di Barbara Schiavulli, la “reporter di guerra” del titolo, giornalista di Radio Bullets e scrittrice, ma soprattutto inviata in Iraq, Afghanistan, Libia e Yemen e testimone in prima linea delle condizioni del Medio Oriente. Il tema principale, ribadito dall’associazione Pangea, è quello della violenza in generale, contro le donne e contro i bambini in particolare, esposto da Simona Lanzoni e poi ampliato dai racconti della Schiavulli, vera e propria testimone oculare e fotografica degli orrori della guerra, dell’arretratezza di alcune situazioni, della colpevole indifferenza del mondo Occidentale di fronte a ciò. Scorrono, assieme al rapporto della reporter, le sue immagini, tratte da paesi come l’Afghanistan, alle prese con una difficile rinascita, come la Libia, oppressi da una dittatura, o come l’Iraq, in piena guerra e con rischio di sequestro. Il tutto accompagnato dalle storie raccolte dalla giornalista, storie personali e storie di chi ha conosciuto, estratti dalla sua ultima Graphic Novel “Bulletproof diaries” e testimonianze più eloquenti di qualunque estratto. “Sensibilizzazione” è dunque la parola chiave, e può certo dirsi riuscita, almeno a guardare il numero di domande rivolte dal pubblico alle due testimoni di un mondo altro (anche la Lanzoni si è più volte occupata dell’Afghanistan), soprattutto in quanto, come evidenziato non poco dalla Schiavulli, anche paesi democratici come il nostro hanno i loro punti oscuri, che l’indifferenza (e la mancata denuncia delle donne violentate) potrebbero contribuire ad annerire ulteriormente. In chiusura, la reporter si è concessa un excursus tipicamente giornalistico, con una frase tratta dal suo libro. Ed è davvero, questa frase, la giusta chiusura di una conferenza davvero in grado di aprire gli occhi all’uditorio, che non si accontenta di banali resoconti, ma mette a nudo le dure verità ed invita a contemplarle con il giusto atteggiamento: “Un vero giornalista deve, sempre e comunque, essere una garanzia per il lettore”. Per i ragazzi presenti, questo resoconto è stato anche molto di più.
Dai nostri inviati Angelo Gargiulo, Maya Ercolini e Valentina Guerra.
