I Giardini di Mirò sono nati a Cavriago, nel 1994 da un’idea di Corrado Nuccini e Giuseppe Camuncoli (oggi noto fumettista). Sono tra i gruppi più importanti del panorama della musica indipendente italiana. Oltre venti anni di carriera e una discografia notevole: cinque album, numerosi Ep, due sonorizzazioni e la colonna sonora di “Sangue, la morte non esiste” (2005) con Elio Germano. Il 30 novembre 2018 è uscito per 42 Records il loro nuovo disco, in contemporanea con un libro omonimo edito da Crac Edizioni, scritto da Marco Braggion con la prefazione di Carlo Pastore, che racconta tutta la storia della band dagli esordi fino ad oggi. Il prossimo 26 novembre torneranno in concerto con “A beautiful noise between light and shade”, speciale minitour di sei date in cui divideranno il palco con il leader dei Sophia Robin Proper-Sheppard, con data finale a Roma il 2 dicembre allo Spazio Diamante. Quella che state per leggere è la nostra intervista a Corrado Nuccini con cui abbiamo parlato dell’ultimo album e del nuovo tour.
Sono successe molte cose nell’ultimo anno, l’uscita del libro che racconta la vostra storia, il nuovo album, un’ intensa attività live che passa anche per il tour con i Massimo Volume e che vedrà come ulteriore tappa, le sei date di “A beautiful noise between light and shade”, speciale mini tour in cui dividerete il palco con Robin Proper-Sheppard.“Different Times” ha visto tra gli altri proprio la collaborazione con il leader dei Sophia in “Hold On”. Quando è nata l’idea di questo nuovo tour con lui?
“Si sono succede tantissime cose. E’ stato un anno frenetico, forse è proprio un epoca frenetica questa che viviamo, chi si ferma è perduto. Sarà poi cosi davvero? O forse è perduto chi non si ferma mai? Con Robin abbiamo deciso in estate e non vediamo l’ora di iniziare”;
In “Hold On” la voce di Proper- Sheppard si fonde con la sezione musicale rendendo al meglio il senso di sospensione che racconta il testo del brano. Che atmosfere dobbiamo aspettarci in “A beautiful noise between light and shade”?
“Aspettati una serata di meraviglioso rumore tra luci e ombre, ombre e luci”;
Parliamo del vostro ultimo lavoro, “Different Times”. Tempi diversi rispetto a quando avete iniziato a suonare, ma anche tempi diversi per quanto riguarda l’ascolto. Questo è un disco che ha bisogno di tempo per essere vissuto totalmente.
“Una delle poche certezze che c’ha lasciato il novecento è la relatività della durata del tempo. Ci sono pezzi di tre minuti che mi sembrano infiniti e suite meravigliose che dopo un ora non vedo l’ora di riascoltare. In “Different Times” il tema dell’alterità e dell’identità sono centrali. Uguali e diversi, come la copertina di una periferia Cinese che sembra Milano”;
A tal proposito, qual è la vostra opinione circa le piattaforme streaming on demand, che favoriscono un ascolto che mette al centro il brano e non l’album nella sua complessità e agevolano l’ascolto veloce fatto di skip ripetuti tra le varie tracce?
“Discorso complesso, in generale la modernità e i suoi strumenti mi piacciono, li uso, li faccio usare i miei figli. Dire che oggi va musica commerciale per causa di Spotify è come dire che la gente è scema a causa di Facebook. Purtroppo la verità è ben piu amara”;
Come sono nate le sezioni musicali e i testi dell’album?
“Le musiche sono nate da alcune session di improvvisazione in sala prove. Quando i pezzi stavano insieme li abbiamo registrati con i cellulari e poi per un mese non ci siamo più visti. Qualche giorno prima di andare in studio ci siamo ritrovati in sala prove per riprovarli. Poi siamo andati in studio, da li in avanti un gran labor limae. I testi? Vengono sempre dopo”;
Vi siete ritrovati dopo un periodo fatto di percorsi paralleli rispetto a quello di Giardini di Mirò. A livello artistico questo ha determinato in voi un’evoluzione?
“Beh, sì. Come dice Eliot nei “Quattro quartetti”, non buon viaggio ma avanti viaggiatori”;
Il live ha rappresentato per voi la linea di congiunzione tra la provincia e l’Europa. L’utilizzo della lingua inglese eo l’assenza di testi sono stati funzionali al raggiungimento di un “profilo” europeo, oppure la scelta è stata dettata da situazioni contingenti?
“Noi nasciamo dentro quel periodo di utopia europeista, dove le frontiere si aprono e i miei amici vanno ad abitare a Barcellona, Londra, Berlino, si diffonde il web. Si può rimanere in contatto con tutti in ogni parte del mondo. Oggi lo si da per scontato ma per noi è stata “la rivoluzione”. Non c’è più solo Cavriago, Reggio e -se ti va bene- Milano, ma si può giocare su una piattaforma nuova. Successivamente sono arrivati gli anni della crisi che hanno lasciato le scorie di una crisi culturale. La crisi culturale è sempre un mix di miseria ed identità, non hai strumenti e non sai chi sei. Quando queste cose succedono c’è sempre qualcuno pronto ad approfittarsene per avere consenso”;
Leggendo il libro di Marco Braggion (Different Times. La storia dei Giardini di Mirò), mi hanno colpito le pagine iniziali nelle quali si parla del mondo degli albori di Internet. Un mondo fatto di connessioni lente, mailing list, forum dove gli appassionati di musica si scambiavano opinioni commentavano band e dischi. A me pare che il senso della musica e dell’arte stia anche qui: espressione che va oltre la composizione e l’esecuzione. Vi ritrovate in questo?
“Si. I Giardini di Mirò nascono dalle esperienze del punk e del DIY. Jukka aveva una fanzine e i primi contatti li abbiamo presi partendo anche da quella esperienza. All’inizio ci si telefonava pure. -Ciao hai sentito il demo?- Ci fai suonare? Anche se non rimpiango quei modem che per connettersi facevano un casino della madonna, magari nel cuore della notte. Preferisco il 4G, piu veloce e discreto”;
Come avete reagito quando vi è stata proposta l’idea del libro?
“Ho riflettuto sul senso di raccontare la storia di un gruppo in attività. Mi sono chiesto se aveva senso e forse la risposta è no. Però Marco è stato molto determinato e alla fine l’abbiamo fatto”;
Tornerete a Roma il 2 dicembre. Come dicevamo all’inizio della nostra intervista è stato un anno in cui avete suonato molto live. Qual è il vostro rapporto con il pubblico?
“Viscerale”.
Grazie ci vediamo a Roma.
Sito web:
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Different Times. La storia dei Giardini di Mirò:
http://edizionicrac.blogspot.com/2018/11/marco-braggion-different-times-la.html