TDR 2024. PAOLO FORTE CONFERMATO AL TIMONE DELL’UNDER 19 DEL LAZIO

Il tecnico di Colleferro ha il compito più difficile: formare una squadra competitiva senza i ragazzi tesserati con le squadre del Nazionale. Forte: “E’ una sfida nella sfida. Tanti ragazzi da scoprire e valorizzare e, soprattutto, da far innamorare dello sport più bello del mondo!”

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Finisce il 2023 ed inizia la marcia di avvicinamento all’avvenimento principe del futsal giovanile nazionale, il Torneo delle Regioni 2024 che si disputerà in Calabria dal 25 Aprile al 1 Maggio.

Confermato in blocco il team tecnico, con i Campioni d’Italia Under 15 che difenderanno il titolo guidati da Fazio, mentre Biondi e Giuliani saranno i selezionatori di Femminile e Under 17.

Il compito più difficile è affidato a Mister Paolo Forte, che, dovendo far conto solo su giocatori tesserati nelle squadre che giocano il Campionato Regionale, deve fare a meno di tutti i principali talenti che il Lazio esprime e che, come è comprensibile, sono in organico alle venticinque formazioni laziali che afferiscono ai quattro campionati organizzati dalla Divisione.

“E’ sempre una emozione ricominciare a progettare un percorso come quello che ci avvicina al Torneo delle Regioni. Il lavoro è tanto. Bisogna contattare le società, sentire i tecnici, ascoltare suggerimenti e idee e visionare nei raduni, e sul campo, i profili più interessanti. – ci dice Mister Forte – Ma il bello sta proprio qui. Far crescere i ragazzi, dare visibilità al maggior numero di società possibile, collaborare con tutto il mondo del Futsal regionale e poi, sul campo, dare il massimo e tenere alto il nome del Lazio.”

Il Torneo delle Regioni 2024 si svolgerà all’indomani della mancata qualificazione della Nazionale Italiana ai Mondiali. Com’è la situazione a livello ricambio generazionale?

“E’ un momento di transizione, soprattutto dovuto alla nuova normativa che riguarda l’utilizzo dei giocatori stranieri. Dobbiamo dare tempo ai giovani di inserirsi negli spazi a disposizione e dobbiamo spingere sul loro coinvolgimento nelle prime squadre. Non serve riempire le panchine, ma bisogna avere il coraggio di buttarli nella mischia, accettando i loro tempi di maturazione. E ne trarrà beneficio tutto il movimento, a partire dalla Nazionale. Le soluzioni normative le lascio agli addetti ai lavori, io faccio l’allenatore e, come nei club, devo fare il massimo con il materiale umano che ho a disposizione. E sono felice di farlo.”

Ha qualche suggerimento da dare al movimento giovanile regionale e nazionale?

“Non sono nessuno per salire in cattedra e, soprattutto, come dicevo prima, vesto i panni del tecnico e devo dare risultati. Il mio lavoro è sul campo insieme ai miei giocatori e al mio staff. Però credo che sia importante riportare il futsal allo spirito di quando si chiamava calcetto. La spinta che vedeva centinaia di migliaia di atleti e ex atleti che riscoprivano la gioia di continuare a giocare anche dopo aver attaccato gli scarpini da calcio, si chiamava passione. E la passione è una malattia contagiosa. Con la passione abbiamo fatto innamorare i ragazzini di questa disciplina e l’abbiamo fatta crescere. Passione e sudore sono gli ingredienti base per qualsiasi sport. E nel futsal, come nella vita, l’essere supera sempre l’apparire. Questo non tutti, però, l’hanno capito.”