“Qui gatta ci cova, o meglio… forse si è travestita da enologo e fa comunicazione nei ritagli di tempo.
È davvero curioso – per usare un eufemismo – che un Comune in dissesto, che dichiara con fierezza di voler rilanciare la propria immagine nel mondo sotto il poetico (e un po’ nostalgico) slogan “Frascati bella, cuore mio”, decida di non affidarsi a professionisti del marketing per farlo, ma a chi, per statuto, si occupa principalmente di… scienza.
Lo scorso anno, quantomeno, era stato pubblicato un avviso pubblico per individuare chi organizzasse la manifestazione. Quest’anno… niente. Neanche quello.
Tutto molto diretto, molto essenziale.
Talmente lineare che qualche cittadino ha faticato persino a rendersene conto.
Ora, nessuno vuole pensare male.
Anche perché, come disse Papa Pio XI – e qualcuno ha poi ripetuto spesso – “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
E il pensiero viene, oh se viene.
Perché è singolare – e diciamolo, piuttosto paradossale – che si spenda il doppio rispetto all’anno precedente per organizzare una manifestazione che dovrebbe promuovere le eccellenze vitivinicole del territorio… salvo poi vedere che, in quelle masterclass e in quegli eventi tanto osannati, i prodotti frascatani fanno solo una timida comparsata.
Un cameo. Una comparsa a margine del palcoscenico.
E nel frattempo, metà della spesa per tutto ciò viene pescata direttamente dalla tassa di soggiorno: quei soldi che arrivano dai turisti e dagli ospiti che scelgono di visitare, onorare e – speriamo – innamorarsi della nostra città.
Una città che meriterebbe, se non altro, un’attenzione più coerente tra forma e sostanza, tra narrazione e scelte operative.
Ὁ μῦθος δηλοῖ ὅτι.
La favola insegna che… spesso dietro certe scelte, c’è molto più di quello che viene raccontato”. Lo dichiarano alcuni partiti e liste civiche di Frascati.