REGIONE LAZIO, L’AFFARE DEI COMANDATI: BASSANI DIMENTICA L’INCARICO ALLA PISANA PAGATO DAI CITTADINI. E GLI ATTI NON SONO PUBBLICATI
“L’affare dei comandati in Regione Lazio. Quei lavoratori che, secondo l’articolo 56 del testo unico numero 3 del 1957, possono prestare servizio presso un’altra amministrazione statale e pubblica. Tra i nomi di questo esercito composto da oltre 110 persone, stando ai dati del 2016, figura quell’ex segretario del Pd di Monte Compatri, candidato a sindaco nelle scorse elezioni amministrative che lo hanno visto sconfitto e oggi capogruppo nell’aula consiliare di Tinello Borghese, Fausto Bassani. L’Ufficio di presidenza della Pisana, guidata da Leodori che tenta il bis in questa campagna elettorale, in due anni ha raddoppiato il numero dei comandati ‘politici’: tra cui, oltre il citato Bassani, compaiono altri attivisti dem, come l’ex primo cittadino di Colonna, Gaetano Bartoli. Risorse sottratte agli enti di provenienza e che costano circa 6 milioni di euro, come si evince dalla determinazione degli affari istituzionale e personale G11294. Atti che, alla faccia della trasparenza tanto decantata dal centrosinistra zingarettiano non necessitano di pubblicazione sul Bollettino unico regionale. Né meritano menzione da parte del loro rappresentante locale”, dichiara in una nota la lista civica Nuovi Orizzonti per Monte Compatri. “Arrivano da Enea, Roma Capitale, Astral, Comune di Zagarolo, ministero dell’Interno, Avvocatura dello Stato, Irccs e Lazioservice. Anche dall’Atac, sulla via del concordato per non fallire. L’Inail, è l’ente di provenienza di Bassani. Che, in campagna elettorale, ha dimenticato di nominare questa eventualità. Grazie alla delibera numero 13 del 18 febbraio 2014, l’Ufficio di presidenza, guidato da Daniele Leodori cui Bassani in queste ore sta facendo campagna elettorale – come si evince dalle sue pubblicazioni su facebook –, ha apportato piccole ma significative modifiche all’articolo 185. Estesa la possibilità del comando anche al ‘personale dipendente a tempo indeterminato di società in cui la partecipazione pubblica non sia inferiore al 50,01 per cento’; aumento della percentuale dei comandati in relazione ai posti vacanti dal 4 al 10%. Solo per le strutture politiche del Consiglio, il costo a carico della collettività ammonta a circa 2 milioni di euro: 35mila euro in nove mesi (da gennaio a settembre 2016) sono per Bassani, grazie all’atto 619 del settembre 2015”, aggiunge il gruppo Nuovi Orizzonti. “Almeno non gli spetta un appannaggio extra – continua la maggioranza di Tinello Borghese –, cosa che tocca al personale amministrativo. Per carità, tutto secondo legge, ma la domanda è se sia opportuno privare un ente, pubblico e non solo, della propria forza lavoro e far pagare tutto alle casse della Regione Lazio, cioè ai cittadini. La domanda resta la stessa: la Pisana non aveva al suo interno queste figure? Tutto questo alla faccia della trasparenza: perché il capogruppo di minoranza non ha fatto menzione di questa opportunità di cui usufruisce e che certo lo costringerà ad alzarsi presto la mattina per raggiungere gli uffici regionali, visto il traffico che ingolfa Roma. Come al solito la sinistra, che neanche pubblica gli atti in nome della trasparenza, predica bene e razzola male. Con un obiettivo: “Andare avanti, tutti”. Sì, quelli che portano i voti”.