A Palazzo Barberini la prima monografica su Orazio Borgianni

A Palazzo Barberini la prima monografica su “Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio”

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Mostra Borgianni

A Palazzo Barberini la prima monografica su “Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio”

Le misure per la sicurezza al tempo del COVID-19, probabilmente, hanno fatto sentire il loro fardello anche sulla mostra che portava all’attenzione del grande pubblico Orazio Borgianni. Ma è pure vero che si ha ancora circa due mesi di tempo per la prima monografica a lui dedicata a Palazzo Barberini, prorogata fino al 1 novembre 2020.
Con “Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio” a cura di Gianni Papi, si getta nuova luce su un pittore secentesco purtroppo per lungo tempo trascurato, che sì fece propria la lezione di Caravaggio, ma andò oltre, influenzando significativamente il circondario pittorico coevo.
Non a caso, alle Gallerie Nazionali di Arte Antica (che, assieme a uno dei più ricchi nuclei di dipinti caravaggeschi al mondo, conservano due capolavori dell’artista: un “Autoritratto” e una “Sacra Famiglia con San Giovannino, Sant’Elisabetta e un angelo”), oggi i riflettori sono puntati su un evento che gli restituisce una dignità ingiustamente obliata. Per questa mostra, i curatori non si sono risparmiati: hanno perfino smontato alcuni altari, come quello della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane per prendere in prestito il “San Carlo Borromeo”.
Il percorso espositivo si snoda in due parti: la prima, con 18 opere autografe legate alla vicenda storico-artistica di Borgianni (romano, rientra in patria dopo un soggiorno in Spagna, e qui resta e opera fino alla morte); la seconda, con 17 tele di grandi pittori amici e/o in contatto diretto con Borgianni: Saraceni, Gramatica, Lanfranco, Vouet, Serodine. Ma pure Bononi, Cagnacci, Tanzio da Varallo e Vignon.
Grazie a quanto qui esposto, Borgianni, pur non indifferente alle novità naturalistiche di Caravaggio, nel “raffronto/confronto” con il maestro lombardo viene fuori con una più spiccata originalità. Orazio Borgianni non è propriamente un seguace di Caravaggio: la sua è una pittura raffinata e di grande qualità che affonda le radici nel Cinquecento (con esperienze che vanno da Correggio a Parmigianino, ma guardano pure a Tintoretto e si mescolano a El Greco), per poi evolvere in una poetica che, in appena dieci anni, contribuì a far esplodere l’ambiente artistico della Capitale dei primi decenni del Seicento. Suoi, i capolavori che definirono uno stile con soluzioni inedite, innovative per l’epoca, i cui tratti peculiari vanno dal forte luminismo che vira “sul marrone” alle figure inquiete tratteggiate da pennellate mosse.

Info: www.barberinicorsini.org