

“Quello che viene definito un terremoto politico all’interno del Pd locale – si legge in una nota diramata dagli esponenti democratici ciampinesi Cristina Nuzzo, Anna Maria Perinelli ed Angelo Martini – forse va analizzato con chiavi di lettura molto più oggettive senza necessariamente cadere in considerazioni emotive.
E’ un momento di difficoltà generale ma da questa situazione emergono certezze importanti.
Una fra tutte è che l’era dei partiti non è finita, anzi sta iniziando o ricominciando e che lo strumento politico non è mai fallito, semplicemente è stato, a volte, utilizzato in maniera errata”. A tornare a parlare del Pd ciampinese questa volta sono gli ex assessori Cristina Nuzzo e Anna Maria Perinelli, unitamente ad Angelo Martini membro della segreteria politica del partito.
“Il quadro è sufficientemente chiaro – dichiarano gli esponenti del Pd – il gruppo consiliare del Pd si confronta duramente ed il Partito democratico, che ha l’onere della proposta e dell’iniziativa, rischia di restare bloccato, sembrando così un partito che non riesce più a parlare al proprio interno perchè le varie correnti lo stanno infestando.
Qualcuno si fa chiamare “i cinque dissidenti del piccolissimo” altri invece si preoccupano di governare la città tra mille difficoltà.
Qualcuno si avventura a dire che “il gruppo dei cinque” è più democratico e orizzontale nel prendere decisioni e riportare istanze; in realtà questo “movimento” appare come un vestito sportivo che serve a pochi per comandare, fingendo di essere semplici delegati al servizio degli attivisti. I “leaders” dicono di portare le istanze del “movimento” ma nessuno ha mai certificato la loro delega.
Una cosa è certa, “i dissidenti” trovano utile pensare – continua la nota – di governare la democrazia interna con il sistema mediatico e si lanciano, quasi quotidianamente, in articoli sulla stampa locale rivendicando attenzione al territorio e buona politica, come se ciò fosse a loro esclusivo appannaggio.
La loro forma di ricatto? Il commissariamento del partito.
E la richiesta è giunta con una precisa lettera al Pd Provinciale, senza prima consentire un dibattito sereno, esaustivo, serrato, anche necessariamente aspro, ma che comunque fosse foriero di una risposta politica.
I cinque consiglieri comunali prendono posizioni personalistiche astenendosi così dal sottostare alle regole interne come quella della regolare e democratica elezione del nuovo segretario del partito e tutto ciò per tentare di instaurare una propria possibile leadership per la candidatura a sindaco della città nelle prossime elezioni amministrative.
E noi che siamo la base, i dirigenti politici, quelli “senza ruoli amministrativi”, siamo costretti ad assistere a questo rischio di frantumazione.
Non intendiamo dare patenti di migliore o peggiore, ma semplicemente cerchiamo di analizzare quello che il sistema mediatico fa passare e come spesso ci si adegui allo stesso anche a costo di perdere l’obiettivo del fare politica.”
“Possiamo dire con convinzione e onestà che noi a questo partito ci crediamo ed abbiamo dato fiducia” – sottolineano Cristina Nuzzo e Anna Maria Perinelli – “ci abbiamo lavorato nel ruolo di Amministratori nella scorsa legislatura e ci lavoriamo quotidianamente come dirigenti di partito e come attivisti, senza per questo sentirci minimamente sminuiti nel ruolo, a volte scontrandoci, a volte sentendoci anche inutili in queste diatribe, ma comunque “diversi”, perchè abbiamo creduto e continuiamo a credere in una politica condivisa frutto delle idee e del lavoro delle persone”.
“E siamo convinti di poterlo dire anche con grande orgoglio per il lavoro svolto da tante persone in questi anni, e che ha portato contributi importanti. Lavoro svolto con umiltà, forza e passione senza mai nasconderci le incongruenze e le difficoltà.” – aggiunge Angelo Martini.
“Non crediamo che delle difficoltà del nostro partito locale ci sia da rallegrarsi, come qualcuno in questo momento purtroppo sta facendo; il rischio di frantumazione è molto pericoloso per il benessere della nostra democrazia.
Lo affermiamo perchè la soddisfazione e l’astio che sta emergendo in queste ore da parte di alcuni membri del partito non li accettiamo e vorremmo ricordare che il Partito democratico ha sempre cercato di selezionare la classe dirigente con metodi condivisi e democratici.
Nel ripartire dovremo farlo da qui, esigendo un cambiamento vero di direzione, dandoci regole per tutti e non per pochi, affermando però, con convinzione, che un partito, o un movimento, non sono e non possono essere di un padrone, ma solo espressione del dialogo e del confronto interno.
E’ una grande sfida ma l’unica possibile.”