

Noi appassionati di sport minori, così li chiamano gli altri, siamo abituati ad essere in pochi, a non essere capiti, a vivere nell’ombra di interminabili discussioni sul fatto che fosse o meno fuorigioco. Ci sentiamo a disagio quando improvvisamente una moltitudine si appassiona alle tue passioni storiche e riscopre l’italico orgoglio. Sottolineandolo con roboanti affermazioni. Noi siamo quelli che si esaltano alla vittoria di De Marchi alla Vuelta (De Marchi chi? Quello che giocava con la Juventus? Ma non ha smesso?, solo per citare alcuni commenti), noi siamo quelli che rischiano un’attacco cardiocircolatorio sul tiro da tre di Phil Goss all’ultimo secondo contro Cantù, noi siamo quelli che quando Federica Pellegrini o Gregorio Paltrinieri entrano in vasca smettiamo di respirare, noi siamo quelli che trovano la Cina insopportabile perché ruba la medaglia all’ultimo tuffo a Tania Cagnotto, noi siamo quelli che quando Manfred Moelgg arriva nono nello slalom speciale ritengono sia un buon auspicio per una grande stagione. Lo guardiamo il calcio, non dico di no. Magari abbiamo anche una squadra del cuore. Ma il cuore non ci batte per il calcio, le discussioni non ci appassionano.
Ed oggi, noi che abbiamo seguito la risalita di Flavia Pennetta, costretta negli ultimi mesi anche ai turni di qualificazione per entrare nei tabelloni principali e che abbiamo scritto teoremi per spiegare che Roberta Vinci non è solo un’ottima doppista, abbiamo un certo imbarazzo nel sentire chiunque parlare dell’impresa di Roberta e Flavia in finale agli US Open. E’ come se ci sentissimo defraudati di un nostro privilegio. Flavia e Roberta sono una cosa nostra, come vi permettete? Tenetevi Frosinone Roma e non ci date fastidio.
Stessa cosa per il basket. Fra un anno ci sarà un picco di bambini che si chiameranno Danilo (come Gallinari. Speriamo che i genitori non si sbaglino e li chiamino Gallo!). Ma come ora parlate di pick and roll? Ma allora perché nei lunghi e freddi inverni al Palazzetto siamo in cinquanta e lo share in televisione è minore di “Un giorno in Pretura”? Tenetevi Juventus Chievo con commenti del tipo “partita nervosa con i campioni d’Italia che vincono 1 a 0 con gol in sospetto fuorigioco”.
Ed ancora non si sono appassionati di ciclismo per sei maledetti secondi. Perché se Aru dovesse riuscire nell’impresa di recuperare questi secondi a Dumolin nell’ultima tappa di montagna e vincere la Vuelta allora anche il ciclismo risveglierebbe l’italico furore. Magari scambierebbero Aru con Nibali perché hanno la stessa maglia. Ma perché non vi concentrate su Palermo Carpi? Magari il Carpi strappa un pareggio!
Ma questo ce lo dice la pancia. In realtà siamo ben felici che quello che per noi è solo la normalità per voi sia un momento di esaltazione. Capiamoci bene, non ci esaltiamo allo stesso modo per il torneo di Casablanca e gli US Open. Ma apprezziamo il tennis e i nostri tennisti a prescindere dal torneo e dalla risonanza mediatica. E, non è vero che siamo elitari. Siamo solo abituati a stare soli, in pochi. La folla ci disorienta. Ma ci piace. Ci piace entrare in un Palazzetto dello Sport dove si gioca a basket che sia strapieno. Ci piace l’idea che la finale tra la Vinci e la Pennetta registri un picco di share. Solo che stiamo sulla difensiva. Abbiamo paura che domani ci abbandoniate. Che spendiate le vostre energie in estenuanti discussioni sul fatto che Totti debba o meno giocare. Che se l’Italbasket dovesse perdere smettiate di pensare che il basket sia lo sport più bello del mondo (dai su, passatemelo). Non vogliamo sentirvi dire quando ci esaltiamo per una vittoria di Viviani al Tour dell’Arizona che i ciclisti sono tutti dopati. Semplicemente perché non è vero.
Oggi avete scoperto che il nostro mondo è un mondo in cui si vive bene. Forse anche meglio. E che non siamo tutti matti. Adesso non ci abbandonate per Carpi Frosinone (Sicuramente Lotito non lo farà!).