“Gli uffici della Regione Lazio di Zingaretti hanno fornito “in tutta fretta” le autorizzazioni per il ripristino dell’impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) di Albano, distrutto da un gigantesco incendio il 30 giugno 2016. Alle ore 19 del 30 giugno 2016 un’alta, densa e scurissima nube si è alzata dal capannone della discarica di Roncigliano: fiamme alte 25 metri, 11 squadre di Vigili del Fuoco, intervento di tutte le forze dell’ordine, residenti nel panico. L’inferno è durato ben 17 ore. L’incendio, oltre a causare una gigantesca colonna di fumo visibile da Roma sud fino a Latina, una nube tossica ed un considerevole danno ambientale, distruggeva totalmente l’impianto TMB di cui rimaneva solo in parte lo scheletro. Peraltro, come si evince dalla rassegna stampa di quel periodo, sono passate molti giorni prima del definitivo spegnimento di tutti i focolai attivi nella discarica, in cui tonnellate di rifiuti indifferenziati sono bruciati per settimane e settimane. Molteplici sono le cronache giornalistiche di tale evento, che non solo documentano l’inquinamento dell’aria, della terra e delle falde acquifere conseguenti all’incendio, ma che si interrogano su come sia potuto accadere un evento di tale gravità su un impianto con stringenti obblighi gestionali in materia di sicurezza a carico del gestore e obblighi di controllo e verifica da parte delle autorità competenti (Regione Lazio, Comune di Albano, ARPA, Vigili del Fuoco, ecc.). Nell’impianto TMB che è bruciato erano presenti 3 sistemi antincendio, eppure non sono bastati: non hanno funzionato? Non erano sufficienti? Nessun impianto antincendio avrebbe potuto funzionare. Alla conferenza dei servizi sulla discarica di Roncigliano, tenutasi il 1° dicembre 2015 alla Regione Lazio, è stata fornita la notizia che una nave al mese di CDR veniva inviata dal signor Cerroni ai cementifici della Bulgaria. Il CDR è il Combustibile da Rifiuti (plastica, carta, legno, ecc.) che viene ricavato dai rifiuti indifferenziati con le lavorazioni nell’impianto TMB. Invece di inviare quotidianamente il CDR (Combustibile da Rifiuti) all’inceneritore di Colleferro, come previsto nelle iniziali autorizzazioni, l’impianto di TMB di Albano, un capannone industriale prefabbricato con struttura in acciaio e pannellatura in alluminio alto circa 12 metri con una superficie coperta di circa 10.000 mq, era stato trasformato in un gigantesco deposito di CDR (plastica, carta, legno, ecc.). All’interno del capannone vi erano, quindi, tonnellate di rifiuti stoccati, in attesa di essere inviati mensilmente via nave ai cementifici in Bulgaria. Nonostante che i tre impianti antincendio non hanno funzionato e il vecchio TMB di Cerroni è stato completamente distrutto nell’incendio, per gli uffici regionali è sufficiente ricostruire l’impianto TMB in modo “conforme” rispetto a quello precedentemente autorizzato per ottenere “in fretta e furia” il rinnovo delle autorizzazioni. In fase di rinnovo delle autorizzazioni per l’impianto TMB, gli uffici regionali non hanno effettuato l’obbligatoria valutazione dei rischi di incidenti rilevanti, come previsto dal d.lgs. n. 105/2015 attuativo della direttiva europea 2012/18/UE (Direttiva Seveso III). Costruire il nuovo impianto di TMB nello stesso modo rispetto a quello precedentemente distrutto dall’incendio rappresenta una pericolosa bomba ecologica sul territorio dei Castelli Romani. La partecipata manifestazione del 7 dicembre 2019 che si è tenuta ad Albano ha dato un forte segnale alla politica, troppo spesso succube dei poteri forti, e alle istituzioni, che con le loro autorizzazioni creano enormi problemi ai cittadini. Diversi comitati e gruppi di cittadini hanno fatto ricorso al TAR contro le autorizzazioni fornite dagli uffici della Regione Lazio per il ripristino dell’impianto di TMB e la conseguente riapertura della discarica di Roncigliano. Anche il Comune di Albano ha fatto riscorso al TAR. Va ricordato che “l’assessore all’ambiente del Comune di Ardea Pamela Pezzotti nella riunione organizzata dal coordinamento NOINC aveva dichiarato che l’Amministrazione di Ardea si sarebbe opposta con ogni legittimo strumento alla procedura prevista dalla Regione Lazio per il sito di trattamento rifiuti di Roncigliano” (comunicato stampa del M5S di Ardea pubblicato dal giornale on-line “IL FARO”). Purtroppo, il Comune di Ardea non ha ancora presentato alcun ricorso al TAR e oggi l’assessore all’ambiente del Comune di Ardea Pamela Pezzotti si è coerentemente dimessa. Va, infine, evidenziato che i ricorsi al TAR rappresentano una importante ma parziale azione amministrativa per fermare solo temporaneamente la riapertura della discarica di Albano. Per chiudere definitivamente, la discarica di Albano deve essere definitivamente cancellata dal “Piano regionale dei rifiuti” che è in discussione nella Regione Lazio. Questa è la soluzione che il Partito Comunista dei Castelli Romani chiede con forza al Presidente della Regione Lazio Zingaretti, al Partito Democratico locale e regionale e a tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio Regionale”. Lo dichiara il Partito Comunista dei Castelli Romani
Partito Comunista dei Castelli Romani “Fermare la riapertura della discarica di Albano”
Il Partito Comunista dei Castelli Romani "Presentati 3 ricorsi al Tar contro le autorizzazioni fornite dagli uffici regionali di Zingaretti"