Riccardo Budoni è una persona straordinaria e conoscerlo è un privilegio per chiunque sia appassionato dello sport più bello del mondo. La sua storia sportiva e umana si intreccia con quella della Lazio nel suo momento più buio. Sotto la pioggia di una brutta domenica di fine marzo del 1980, gli uomini della Guardia di Finanza fecero irruzione negli spogliatoi di mezza Serie A. portandosi via alcuni tra i protagonisti di quel campionato. La Lazio giocava a Pescara e tra gli arrestati c’era, tra gli altri, anche Massimo Cacciatori, il portiere titolare di allora. L’accusa, per i giocatori e i dirigenti coinvolti, fu quella di avere falsato la regolarità del Campionato “vendendosi” le partite in un torbido giro di scommesse clandestine. Con il portiere a Regina Coeli, l’allenatore Bob Lovati stupì tutti, buttando nella mischia il ventenne portiere della Primavera, Riccardo Budoni. Budoni esordì all’Olimpico il 30 marzo 1980, nella sfida vincente contro il Catanzaro e contribuì in modo determinante, nonostante la forzata assenza dei giocatori maggiormente rappresentativi, alla salvezza, sul campo, della formazione biancoceleste. Le sue parate, però non salvarono la Lazio, sul piano disciplinare. La squadra romana fu retrocessa d’ufficio in serie B insieme al Milan, anch’esso pesantemente coinvolto, e al Pescara.

La carriera di Riccardo Budoni continuò nel calcio professionistico, giocando, tra le altre con Siena, Empoli, La Spezia e Brescia. A soli ventinove anni Budoni lascia il calcio per dedicarsi al suo nuovo amore sportivo, il neonato Calcio a Cinque. Parte da giocatore per arrivare ai vertici del futsal nazionale, allenando i portieri dell’Italia Under 21 e diverse formazioni regionali e nazionali.

Ma, al di là della indiscussa caratura sportiva dell’uomo, quello che colpisce di Riccardo Budoni è la dimensione umana. Oggi, oltre ad allenare i piccoli portieri dell’Accademia Gialloazzurri, ai quali trasmette tecnica di gioco e valori umani e ad indossare ancora i guanti da portiere nei Tornei Master della capitale, Riccardo è impegnato nella Nazionale Italiana “Crazy for Football”, una straordinaria esperienza di inclusione, dedicata ai ragazzi con problemi di salute mentale che, insieme all’amico di sempre, Enrico Zanchini, ha saputo portare ai vertici mondiali della categoria.

Commentatore radiofonico e televisivo, è stato ricordato dalla Lazio in occasione della gara interna vinta con il Frosinone, dove Budoni ha potuto tenere tra le mani, grazie al Museo della Lazio, le maglie che indossava nella sua avventura tra i pali con le Aquile romane e condividere opinioni e aneddoti ai microfoni della Radio Ufficiale del Club.

Un uomo che, prima di essere apprezzato come giocatore prima, e tecnico dopo, ha sempre creduto in un calcio che sia in grado di far crescere le nuove generazioni in un contesto permeato di quei valori umani e sociali, senza i quali lo sport rimane una sterile esibizione di muscoli. E nella visione di Riccardo Budoni la crescita umana deve andare di pari passo con quella sportiva. Solo così un grande atleta può trasformarsi in Campione. Un uomo di altri tempi, direbbe qualcuno, ma con la capacità innata di saper guardare al futuro.