Roma, è ancora World Press Photo

Anche per il 2024, il Palazzo delle Esposizioni ospita gli scatti più iconici degli ultimi 12 mesi. La “Miglior foto dell’anno” è del palestinese Salem

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Torna l’appuntamento con il World Press Photo, e, prima di iniziare il suo tour promozionale, Roma accoglie gli scatti più iconici del fotogiornalismo mondiale, per l’edizione numero 67 dell’acclamato concorso, e per celebrare le 120 foto finaliste, premiate dalle giurie.

Il vincitore è il veterano Mohammed Salem (già sul primo gradino del podio nel 2010 e nel 2011), con l’opera: “A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece”, probabilmente perché maggiormente aderente al tema di “Connettere il mondo alle storie che contano”, file rouge del World Press Photo Award 2024. Nell’immagine, scattata il 17 ottobre 2023 presso l’obitorio dell’ospedale Nasser, Inas Abu Maamar culla il corpo di sua nipote Saly (5 anni), uccisa da un missile israeliano nella loro casa a Khan Younis, Gaza, insieme agli altri membri della sua famiglia.
Fino al 9 giugno prossimo, al Palazzo delle Esposizioni porte aperte all’annuario “visivo” delle news più rilevanti del 2024: al rush finale, i quattro vincitori globali dell’edizione 2024, selezionati tra i 24 vincitori regionali.
Premiati 33 fotografi, su 61062 opere candidate (di 3851 fotografi, provenienti da 130 Paesi) e, tra quelle esposte, oltre alle sei menzioni d’onore assegnate e a due menzioni speciali (che la giuria ha eccezionalmente incluso), le due foto vincitrici dei premi più importanti: il “World Press Photo of the Year” e il “World Press Photo Story of the Year”. Ma pure i Progetti a lungo termine e gli Open Format, per ognuna delle sei zone del mondo (Africa, Asia, Europa, Nord e Centro America, America del Sud, Sud-Est asiatico e Oceania).
La “Storia dell’anno” è quella di Lee-Ann Olwage, realizzata per GEO. In Madagascar, la mancanza di consapevolezza pubblica sulla demenza fa sì che le persone che manifestano i sintomi della perdita di memoria siano spesso stigmatizzate.
Il “Progetto a lungo termine” è di Alejandro Cegarra, realizzato per il New York Times/Bloomberg: dal 2019, le politiche di immigrazione del Messico si sono trasformate, da aperte a rigorose.
Il premio “Open Format” è andato all’ucraina Julia Kochetova, per un lavoro che intreccia foto con poesie e musica, in collaborazione con un illustratore e un dj. La fotografa ha creato un sito che unisce il fotogiornalismo al documentario personale: un diario, cioè, che mostra la quotidianità della guerra.
Negli spazi del Palazzo in via Nazionale, i ritratti più significativi dei 365 giorni appena passati si mostrano in tutta la loro forza, e spesso in assenza di colore: c’è una certa predilezione per il b/n, infatti, scelto per tante situazioni border line. Davvero diversi gli spunti che rimarcano – ove mai ce ne fosse ancora bisogno – l’ineludibile capacità narrativa delle immagini, che, assieme al ruolo fondamentale di “testimoni storici”, ricordano pure, che, spesso, chi è dietro all’obiettivo rischia la vita, perdendola: nel 2023, sono morti 99 fotogiornalisti, mentre svolgevano il loro lavoro. La Capitale, dunque, si ricandida quale sede scelta dal prestigioso contest, che, dal 1955, premia, ogni anno, i migliori fotografi professionisti: coloro, che contribuiscono a costruire un almanacco sui generis della Storia del giornalismo visivo mondiale. Il carattere internazionale dell’esposizione del World Press Photo e le migliaia di persone che la visitano da sempre sottolineano la capacità di queste immagini di raggiungere livelli immediati di comunicazione con lo spettatore.
Tutte – vincitrici e non – hanno la capacità di trasmettere un momento specifico, ma anche di risuonare al di là del loro tempo. La Foto dell’Anno, per esempio, ha quest’impatto: è sì commovente ma, assieme, riesce a far discutere.
Oggi, visto che la verità è messa sempre più in discussione, le fotografie premiate offrono spunti preziosi per riflettere sulle lotte per i diritti civili; l’emancipazione politica; l’impatto della crisi climatica.
La rassegna è promossa da Roma Capitale-Assessorato alla Cultura e dall’Azienda Speciale Palaexpo, ideata dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam e organizzata dal Palaexpo, assieme a 10b Photography.
Info: www.palazzoesposizioniroma.it