Raggiugiamo telefonicamente Mister Paolo Forte a pochi minuti dal fischio finale che ha segnato l’eliminazione della Rappresentativa del Lazio dalla cinquantanovesima edizione del Torneo delle Regioni. La voce del selezionatore è roca, provata, ma straordinariamente serena dopo la sconfitta per 1 a 0 con il Piemonte VA.
Mister ci puoi raccontare come è andata?
“Dal punto di vista del risultato finale non bene, naturalmente. Sotto tutti gli altri aspetti, sono più che soddisfatto.”
Spiegati meglio.
“Partiamo dalla gara di oggi. Abbiamo fatto la partita, applicando alla lettera tutte le indicazioni che avevo dato. Avevamo un solo risultato a disposizione (il pareggio avrebbe comunque qualificato il Piemonte, in virtù della migliore differenza reti) e abbiamo giocato per vincere. Li abbiamo tenuti costantemente nella loro metà campo, abbiamo colpito due volte i legni, non siamo riusciti a capitalizzare i tre tiri liberi avuti a disposizione. Ma questo è il futsal. A sei minuti dalla fine sono riusciti a mettere dentro il loro tiro libero e questo è bastato per prendersi gol, match e passaggio del turno.”
Eppure non si colgono sfumature di delusione dal tono della tua voce
“L’unica delusione viene, come dicevo, dal risultato finale. Sono orgoglioso di questi ragazzi, del loro impegno, della loro professionalità, del loro spirito di sacrificio. Hanno dato tutto quello che un allenatore può aspettarsi da una squadra. E’ mancato solo un briciolo di buona sorte. Solo quello.”
E poi davanti avevate una corazzata
“Loro sono un’ottima squadra. Giocano praticamente tutti nella stessa società. Il loro tecnico è l’allenatore della loro squadra di club che, tra l’altro, sta giocando nel campionato nazionale dove sta facendo molto bene. I nostri ragazzi provengono, invece, tutti dal regionale, in una Regione dove la massiccia presenza di nostre formazioni nei campionati nazionali ci toglie sicuramente l’opportunità di un bacino molto più ampio dove pescare. Eppure, i miei ragazzi sono stati eccezionali.”
La scelta del Lazio di avere un numero limitato di giocatori da ogni società vi ha penalizzato?
“No, non sono d’accordo. Ho sposato da subito la scelta del Presidente Zarelli e del Comitato Regionale di dare visibilità al maggior numero possibile di società. La Rappresentativa deve essere espressione di tutto il movimento di una regione. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di giovani, che debbono crescere come uomini e come giocatori in primo luogo. Puntare tutto sulla cultura del risultato, secondo me, è, prima di tutto, diseducativo. Conoscere altri ragazzi, affrontare una situazione al limite del professionismo, adeguarsi a sistemi di gioco diversi da quello a cui sono abituati, sono tutti elementi che favoriscono la crescita sia come atleti che, come dicevo, a livello umano. E su questo sono convinto che il Lazio abbia adottato la politica migliore.”
Rifarebbe, quindi, le stesse scelte?
“Assolutamente si. Sono convinto di aver puntato, senza nulla togliere a chi è rimasto a casa, sui giocatori in grado di offrire, in questo momento dell’anno, la massima affidabilità e il miglior stato di forma. Se dovessi rigiocare questo torneo cento volte, per cento volte rifarei le stesse identiche scelte. E la qualità espressa in queste due partite lo ha ampiamente dimostrato.”
A chi dedica il pensiero conclusivo?
“A tutti coloro che hanno reso possibile questa bella, anche se non fortunata, esperienza. Al mio staff, che mi ha supportato in tutto e per tutto sin dal primo momento, mettendosi a disposizione con la massima disponibilità e professionalità. Alle società del Lazio, che hanno offerto la loro collaborazione, i loro impianti e, ovviamente, agevolando la partecipazione di tutti i ragazzi convocati. E, certamente, al Presidente Melchiorre Zarelli, a Marco Tosini e a tutto il Comitato Regionale Lazio. Non c’è stato un momento in cui non ci sono stati vicini con il loro sostegno e il loro incoraggiamento.”
Qual è il futuro di Mister Forte?
“Nonostante la carta d’Identità dica diversamente, mi sento ancora un ragazzino con la voglia e l’entusiasmo della prima volta che mi sono seduto in panchina. Poi toccherà ad altri valutare se farmi proseguire questa avventura o meno. Io, come sempre, sono a disposizione per insegnare quello che ho appreso in quarant’anni di esperienza nel mondo del calcio a cinque, calcando i campi dalla Serie D alla Serie A, passando per tutto il Settore Giovanile. Ho avuto l’opportunità di valorizzare tanti giovani e lavorare con loro e vederli crescere è la soddisfazione più grande che un uomo di sport possa desiderare.”