Udc Monte Compatri, “”Pezo el tacòn del buso”: la toppa peggiore del buco”

"“Pezo el tacòn del buso” – dicono, con saggezza contadina e sarcasmo tagliente, i veneti di un tempo".

0
100

““Pezo el tacòn del buso” – dicono, con saggezza contadina e sarcasmo tagliente, i veneti di un tempo. E mai come stavolta, il proverbio calza a pennello per commentare la goffa e tardiva risposta del Comune di Monte Compatri al nostro precedente comunicato sul disastro annunciato del “bosco urbano” di Laghetto. Dopo aver investito cinquantamila euro per piantare alberi che oggi giacciono secchi, inclinati e agonizzanti – un progetto tanto osannato quanto abbandonato – l’Amministrazione si affretta a sbandierare ai quattro venti la manutenzione ordinaria di parchi e giardini. Una routine spacciata per evento straordinario, come se fosse il trionfo del verde e della buona amministrazione. Standing ovation per aver tagliato l’erba e potato un leccio. Applausi a scena aperta. Baci, abbracci e selfie sotto le fronde. Peccato che, nel frattempo, le piante del cosiddetto “Progetto Ossigeno 2” continuino a morire nel più totale silenzio e disinteresse. Altro che ossigeno: a questi alberi serve un polmone d’acciaio, altro che proclami in caps lock sui social. Mentre la città assiste, sempre più sgomenta, al lento declino di ciò che doveva essere un simbolo di sostenibilità e visione futura, l’Amministrazione, come un’armata Brancaleone, arranca e rincorre. Ma non idee nuove, non soluzioni, non un cambio di passo: rincorre le nostre segnalazioni. E lo fa con il fiato corto e le mani piene di scuse, anziché di progetti concreti.
Quello che emerge è chiaro: non c’è una visione organica, non c’è cura, non c’è pianificazione. Solo una corsa a rattoppare, male e in ritardo, le falle evidenziate da chi – come noi – non si arrende all’idea che il verde sia solo una parola da infilare nei post.
A Laghetto, intanto, il “bosco urbano” si trasforma giorno dopo giorno in “terra per ceci”, come direbbero i vecchi monticiani. Ma per il Comune, basta una potatura di leccio in via Cavour per sentirsi protagonisti di un documentario sulla sostenibilità. Complimenti davvero. Un altro “passo dopo passo” verso la desertificazione amministrativa. E se “tutto prende forma” – come dicono loro – allora immaginiamo che il prossimo dicembre, tra una pianta agonizzante e un comunicato autocelebrativo, prenderà forma anche la statuetta del Sindaco benedicente, da porre in cima al presepe comunale, magari sopra la cupola del Duomo. Un simbolo perfetto di un’Amministrazione che, pur di farsi notare, si trasforma da custode del verde a figurina natalizia, dimenticando che le radici – quelle vere – si curano con l’acqua, non con i post su Facebook. Del resto, lo vediamo ogni volta: ogni comunicato che scriviamo li costringe a rincorrere in affanno, senza visione e senza fiato, tentando di mettere pezze su verità che ormai non possono più essere nascoste. È il segno che scriviamo bene, e colpiamo meglio. “Niente al mondo è più potente di un’idea il cui tempo è giunto.” (Victor Hugo)”. Lo dichiara l’Udc di Monte Compatri