Continua il processo Vatileaks, è scattata infatti la fase conclusiva del processo per la divulgazione di notizie e documenti riservati, presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Come riportato dal portavoce della sala stampa vaticana Padre Lombardi, sono differenti le posizioni dei due giornalisti coinvolti. In base a quanto emerso dall’istruttoria e dalla fase dibattimentale, è stata richiesta l’assoluzione per insufficienza di prove per Emiliano Fittipaldi e una richiesta di condanna ad un anno di reclusione, con sospensione condizionale della pena, per Gianluigi Nuzzi. Chiesta la condanna anche per gli altri imputati del processo: la reclusione di tre anni e nove mesi per Francesca Immacolata Chaouqui, e per la quale il promotore di giustizia vaticana ha chiesto la pena più alta di tutti gli imputati; la condanna alla reclusione di tre anni e un mese per Monsignor Angel Lucio Vallejo Balda mentre, per Nicola Maio, “in considerazione del limitato ruolo avuto nella vicenda”, è stata chiesta la condanna ad un anno e nove mesi di reclusione. Per questi ultimi l’accusa e la richiesta di condanna è per rivelazione di notizie e documenti riguardanti interessi fondamentali dello Stato. Fittipaldi dichiara che “la richiesta di assoluzione nel mio caso è stata fatta perché non ci sono le prove, ma io contesto il principio stesso per cui è stato fatto questo processo perché è un attacco specifico non a due giornalisti, poteva esserci chiunque al posto mio e di Nuzzi, è un attacco specifico alla libertà di stampa. Il fatto che per Nuzzi siano state trovate più prove di quelle che sono state trovate per me non cambia di una virgola il mio giudizio negativo per la legge che si sta applicando (legge IX del luglio 2013, articolo 10, che istituisce l’articolo 116 bis del Codice Penale vaticano, e che riguarda la divulgazione di notizie e documenti, ndr) che mi auguro che alla fine di questo processo, vada come vada, papa Francesco abbia la coerenza di cambiare immediatamente”. “Con i nostri libri noi siamo imputati come divulgatori di segreti di Stato – afferma Nuzzi – mentre siamo divulgatori di cattiva gestione amministrativa e di malaffare, questo è il primo bivio. Infatti siamo imputati con pene stupefacenti per il nostro codice perché equiparate a segreti di Stato”. Quindi, aggiunge, “il fatto che sia stata spacchettata la posizione dei giornalisti è il tentativo di riacquistare una qualche credibilità al processo nei confronti dei giornalisti stessi arrivando a partorire un topolino perché il concorso morale è una situazione di concorso psicologico non basata su fatti specifici ma sull’emotività del diritto che è lontana dai codici”.
La battaglia di noi giornalisti continua a loro fianco, #assolvetenuzziefittipaldi.