

Il dovere di un inviato speciale, così mi hanno detto, è per prima cosa narrare i fatti e spiegarne le cause. Semplice, ieri Siena ha vinto perchè è stata più forte della Virtus. C’è da dire che Siena ha giocato in otto contro i classici cinque di Roma. Quei tre signori in pantaloni lunghi e casacca arancione, infatti, giocavano con Siena. Se infatti l’antisportivo a D’Ercole è sembrato ingiusto in quanto fallo di reazione ad una spallata di Bobby Brown (che doveva essere sanzionato per primo), l’antisportivo a Lorant è stato ridicolo nella sua drammaticità. Non ha neanche toccato il proprio avversario. Però ci siamo beccati un altro antisportivo. E poi tutta una serie di fischi messi al posto giusto nel momento giusto. Sto parlando di arbitri. E mi dispiace. Perchè Siena è davvero forte. E ieri sera è stata più forte di noi, lo ripeto. Ma avrei voluto vederla vincere da sola. con le proprie forze. Vi prego, ora, non chiedetemi di parlare del determinante ed inaspettato contributo di Sanikidze o di Jannings nella vittoria di Siena. Non ce la faccio proprio.
Voglio fare un’altra cosa, invece. E parlare di palle e di cuore. Avevo sbagliato il pronostico. Pensavo che avremmo sofferto psicologicamente l’aver perso una partita già vinta sabato scorso. Invece questa squadra non la piega nessuno. Nemmeno gli arbitri. Ed oggi hanno fatto una partita eccezionale. Sono orgoglioso di loro e del loro condottiero. Questa squadra ha stabilito un legame indissolubile con i propri tifosi. E non è mai doma. E’ una metafora della vita. O della vita che dovrebbe essere. Ne ho visti tanti di giocatori con la canotta della Virtus. Ma nessuno mi ha emozionato come quelli di oggi. Lo so che pensate che con l’età tendo ad indugiare al romanticismo. Ma non sono solo io. E’ l’identificazione di una città in questa squadra. E questa squadra non consentirà a Siena di venire a festeggiare lo scudetto sul parquet del PalaTiziano. Potete scommetterci. Mercoledì sarà una guerra. Ma una guerra come la facciamo noi a Roma, cari amici senesi. Una guerra fatta di fatica, di gomiti e ginocchia sbucciate sul parquet, di tiri e di rimbalzi. Non una guerra come piace a voi, una guerra che ha impedito al nostro Presidente di assistere alla partita dagli spalti perchè non gli è stato consentito dai tifosi senesi. Tanto da costringere le forze dell’ordine ad intervenire per proteggerlo dalle ire di energumeni toscani. Queste cose, come le monetine contro i giocatori di Varese, il fotografo ferito non sono il basket. Il basket lo distruggono. Noi siamo un’altra cosa. E ne andiamo fieri. Ci sentiamo mercoledì dal PalaTiziano. Ve lo prometto. Sarà un’altra storia. Quasi dimenticavo, cari lettori, qualora non doveste avere notizie di me mercoledì prossimo, non preoccupatevi. Semplicemente mi avranno arrestato.
Luca Andreassi