Napoli, il Racconto dei Racconti

È una mostra che si guarda con il cuore, perché, prima della vista, ci pensano le musiche e l’incanto di una delle più vitali e celebrate metropoli al mondo a catturare i sensi.

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Scuderie Quirinale

È una mostra che si guarda con il cuore, perché, prima della vista, ci pensano le musiche e l’incanto di una delle più vitali e celebrate metropoli al mondo a catturare i sensi.

Alle Scuderie del Quirinale di Roma, fino al 16 giugno 2024, "Napoli Ottocento. Dal Sublime alla Materia”, a cura dell’ex direttore di Capodimonte, Sylvain Bellenger (con Jean Loup Champion, Carmine Romano e Isabella Valente), per (ri)vedere, Fortuny, Gemito, Mancini, Morelli, Palizzi, Singer Sargent e Turner. Tutti assieme.

Perché la singolarità di questa mostra è l’internazionalità, con opere di artisti napoletani e europei coevi in costante dialogo. Soprattutto, una mostra che, attraverso 250 capolavori, rappresenta un omaggio-tributo alla civiltà figurativa campana, al suo perdurante splendore, all’ineguagliabile capacità di seduzione e significativo ruolo nel bacino Mediterraneo. Un incredibile itinerario tra le visioni che ha suscitato per oltre un secolo, come poche altre hanno fatto. Inaugurata a marzo scorso dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’esposizione diventa, così, un’occasione unica per ammirare opere di altissimo valore, realizzate in un periodo singolare, fra luci e ombre. E, per la prima rassegna dedicata all’Ottocento napoletano fuori da Napoli, si sono fatte le cose in grande: si tratta di una panoramica ricchissima (dipinti, sculture, arti decorative, storia e scienza) che accoglie il racconto della terza città d’Europa (dopo Londra e Parigi), sede di una delle più antiche università italiane; della prima scuola di lingue orientali in Europa (fondata nel 1732); del primo museo di Mineralogia (fondato nel 1801) e di molti altri centri di studio o istituzioni per la ricerca, negli anni da fine Settecento alla prima Guerra Mondiale, quando si propose come un “baricentro” di produzione artistica europea, testimone di una tradizione culturale secolare – e viva – ancora oggi inesplorata fino in fondo.
Lungo le sale delle Scuderie (che, grazie a Gae Aulenti, sono oggi un singolare spazio espositivo), è possibile ripercorrere le tappe che attraevano artisti attivi in Europa e nel nord America, arrivati per vivere l’ineludibile esperienza di Pompei e Ercolano, ma poi folgorati dalla ricchezza e bellezza prorompente del paesaggio e dei suoi contrasti.
C’è tutto: il mare, il folklore, il Vesuvio, la vegetazione, l’immaginario orientalista, Capri, Ischia e Procida, la Costiera amalfitana e sorrentina, ma pure i poveri e i contadini. E ci sono tutti: dai protagonisti della Scuola di Posillipo (Pitloo, De Nittis, Gigante) a Hildebrandt, passando per Degas, di padre napoletano, con un focus dedicato di cinque tele (riunite a Roma per l’occasione) e l’introvabile “Veduta di Castel Sant’Elmo da Cambridge.
Mescolando il pittoresco e il degrado allo splendore, cosa non troverete? Bruttezza, rassegnazione, scaramanzia. Anche l’allestimento è ricco, colorato, intrigante, a tratti, sontuoso. Sempre adeguato. Visitando i due piani della location (senza eludere la videoinstallazione sullo scalone d’entrata di Stefano Gargiulo – Kaos Produzioni – con le immagini del Vesuvio in eruzione, sintesi del sublime della natura e la brutalità della lava), dopo il vedutismo e il neo classicismo, spazio alle contaminazioni tra pittura accademica e realista, fino al confluire nel verismo, al cui culmine si approda attraverso soluzioni di disfacimento del figurativo, con il prevalere degli aspetti materici in Antonio Mancini: di fatto, precursore degli “informali” Burri e Fontana.

L’evento è organizzato dalle Scuderie del Quirinale e dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la Direzione Regionale Musei Campania, l’Accademia di Belle Arti di Napoli e la Stazione Zoologica “A.Dohrn”.

Info: www.scuderiequirinale.it