
La scorsa mattina gli studenti, i docenti ed il personale scolastico che si è trovato d’innanzi ai cancelli del Liceo Classico Ugo Foscolo di Albano Laziale le mura della scuola narranti le gesta del Terzo Reich, neanche fossimo alla “tana del lupo”, si saranno certamente e giustamente scandalizzati. In poche ore la notizia si è diffusa in città, con il passaparola e tramite i social. Unanime lo sdegno delle istituzioni e dei cittadini, almeno quelli in possesso delle minime facoltà intellettive.
Noi ci siamo interrogati sull’opportunità di dare notizia, e quindi rilevanza, all’episodio, chiedendoci se non fosse proprio questo lo scopo dei naziwriters. La risposta che ci siamo dati è quella che leggerete in queste righe.
I protagonisti dell’insano gesto, crediamo abbiano confuso la recinzione del Foscolo con uno dei quadri di Wolf2, famoso videogame ancora in voga dagli anni ’90 presso molte generazioni di giovani e meno giovani. Il gioco, ha come protagonista un soldato alleato avente per missione l’uccisione di Hitler all’interno del suo bunker. Per arrivare all’agoniato trofeo dovrà superare una miriade di livelli, popolati dalla più varia umanità nazionalsocialista, districarsi tra labirinti, passaggi segreti e trappole varie. Il game appartiene alla categoria cosiddetta “sparatutto” e richiede anche una certa dose di arguzia ed intelligenza, per superare le difficoltà nei percorsi che portano alla “vittoria finale”.
Diciamo che i soggetti imbrattatori del Foscolo sarebbero pessimi giocatori di Wolf, semplicemente perchè privi sia di arguzia che di spiccate capacità intuitive. Costoro nel loro agire sembrerebbero animati per lo più da una confusa ignoranza, storica e fattuale, visti i testi che propongono, triti e ritriti, scimmiottando qua e la qualche slogan che sottolinea una sindrome maniacal-possessiva, piuttosto che un’analisi storico politica adattata all’oggi.
Non ci viene altro che l’ironia, per raccontare le vicende di gente che, priva di migliori occupazioni notturne, ad una temperatura prossima allo zero, abbiano inteso armarsi di vernice e pennelli, per sottoporre al mondo tutto il loro ingegno, che purtroppo si ferma alla scopiazzatura di qualche videogame.
Se sulla strategia comunicativa si viaggia rasoterra, sull’individuazione degli obiettivi strategici siamo alla frutta. Una volta il loro “mentore baffuto” ambiva alla conquista dell’Europa e della Russia, i suoi minions albanensi si accontenterebbero di conquistare un liceo; roba ordinaria insomma.
Possiamo star tranquilli anche perchè, dubitiamo che i nuovi Goebbels abbiano il coraggio di palesarsi pubblicamente, firmando con facce e nomi il loro operato. Forse sono più preoccupati di non finire in qualche inchiesta di pubblica sicurezza per apologia di fascismo, o peggio, far sapere ai propri genitori di essersi resi responsabili di scemenze di tal fatta: dipende dall’età dei soggetti.
Agli osservatori, e pure alle forze dell’ordine preposte però, ci sentiamo di dare un suggerimento, non richiesto, ma che crediamo, se già non messo in pratica, sarebbe utilissimo per educare alla conoscienza chi mostra di non saper maneggiare gli strumenti del sapere e dell’alfabeto storiografico.
Le scritte sui muri sono anonime, e rintracciare gli autori è sforzo che richiederebbe tempo ed energie preziose alle autorità preposte, impegnate su cose più serie. Rintracciare, monitorare, e colpire secondo la legge chi tramuta la sua bacheca facebook in una copia del Mein Kampf invece sarebbe assai più semplice e più educativo, anche per chi si sente in diritto di imbrattare i muri di una scuola commettendo due reati in uno.
I social network infatti, e Facebook in particolare, anche se il profilo del soggetto è un falso, permettono di rintracciare nomi, cognomi e indirizzi. Intendiamoci, non ci si troverebbe d’innanzi a pericolosi restauratori di regimi totalitari, molto più semplicemente ci si imbatterebbe in perditempo privi di capacità di socializzazione, che indossando la camicia bruna sopra il loro pigiama sdraiati in salotto,, sentono la loro esistenza maggiormente appagante.
Per chi ambisce seriamente, se non alla restaurazione, quantomeno ad una riabilitazione morale di certe dottrine d’oltralpe, aventi radici in culture che ignoravano la scrittura allorquando Roma era Patria di Cesare ed Augusto, Meta Magazine riserverà sempre uno spazio di dibattito ove poter discutere le loro ripugnanti tesi, convinti che l’unico antidoto all’ignoranza è la conoscenza e quest’ultima l’arma migliore atta a sconfiggere simili pensieri politici e culturali.