Nell’Anno della Misericordia voluto da Papa Francesco, parla l’idioma degli zar, o meglio della chiesa ortodossa, la mostra “L’icona russa: preghiera e misericordia”, ospitata fino al 3 dicembre prossimo, al Museo di Roma a Palazzo Braschi. Un’esposizione che è soprattutto “un ponte” fra le culture in quest’Europa, oggi più che mai, percorsa da spinte separatistiche. Un’esposizione che contribuisce alla causa del senso di appartenenza, sottolineando l’orientamento di vita spirituale e di servizio sociale che ha sempre accomunato persone di Paesi diversi impegnate nel servizio a Dio e al prossimo. Sono circa 40 le opere del XVII-XVIII secolo aperte al pubblico, tutte provenienti dalle collezioni di due musei russi – il Museo Centrale di arte e cultura russa antica Andrey Rublev e quello privato dell’Icona Russa -, oltre a un’opera di Vladimir Tatlin, “Composizione con superfici trasparenti” del 1916, mai esposta, e a una scultura contemporanea, “Madre di Dio Grande Panagia” di Dmitrij Gutov del 2012 (entrambe da collezioni private). Le splendide immagini su tavola della Vergine con Bambino (per le Icone mariane); del Pantocratore (per il ciclo Crisologico) e dei Santi eremiti (per le raffigurazioni di santi monaci russi) dal sapore barocco – e bizantino – testimoniano, da un lato, l’eccellenza delle maestranze russe, abili a rinnovare la suggestione spirituale nel solco della tradizione figurativa, e dall’altro, la necessità di interloquire con una spiritualità forte, che non ha ceduto al passo dei tempi, decisamente in controtendenza rispetto all’ideale religioso. Tutto, in dedica al 25° anniversario dell’instaurazione delle relazioni ufficiali tra la Federazione Russa e il Sovrano Ordine di Malta, nell’anno in cui si celebra il 320° anniversario dell’avvio ufficiale delle relazioni tra l’Impero russo (guidato da Pietro il Grande) e l’Ordine al tempo in cui governava l’isola di Malta. Nella recentemente re-approntata location di piazza Navona, vengono presentate opere di botteghe e laboratori già noti (come il Palazzo dell’Armeria di Mosca), e altre dalle regioni del Volga, di Kargopol, del bacino del fiume Kama, in cui si svilupparono scuole e maniere iconografiche locali. Lo spettatore, attraverso di loro, e per mezzo della “preghiera e misericordia”, travalicherà l’ambito dell’arte medioevale, portandosi fino all’arte russa contemporanea; dimenticando, ove esistenti, rigurgiti segregazionistici, perchè lo scopo fondamentale della mostra è arricchire i legami di comprensione tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa Russa: perchè la maggior conoscenza dell’altro da sé è alla base del vivere. Del vivere civile, ça va sans dire.
Tiziana Mercurio