
Die Lügen der Sieger (The lies of the victors) è il secondo film tedesco proiettato in questa nona edizione del Festival del Cinema di Roma, dopo Wir sind jung. Wir sind stark dell’afgano Burhan Qurbani. La sezione è la stessa, Cinema d’oggi, diverse le tematiche: dalla violenza xenofoba dei gruppi neonazisti si passa agli attuali temi del potere, del lobbismo e della manipolazione mediatica. Il regista Christoph Hochhäusler propone un thriller a sfondo politico che districa un’astuta rete di mezze verità e grandi scandali, raccontando i dubbi metodi usati dalle lobby. Fabian Groys, giornalista d’assalto di un settimanale politico, gode di grande libertà perché le sue storie vendono. Dopo aver fallito uno scoop riguardante l’esercito tedesco, il direttore gli affida una giovane tirocinante, incaricata di seguire quello che si presenta come un classico servizio da tabloid: un uomo si è suicidato gettandosi nella fossa dei leoni dello zoo. Grazie alla caparbietà della ragazza, emergono indizi che permettono di pensare che il caso a cui stava lavorando Fabian e la morte dell’uomo siano connessi. Hochhäusler, giovane e pluripremiato regista tedesco, con questa pellicola riflette sul controllo dei processi politici e giornalistici e sull’affidabilità delle fonti di informazione. Il film nasce dal desiderio del regista di dare spazio a una narrazione socio – politica, realizzando un thriller politico moderno in grado di tenere lo spettatore appeso a un filo. Si getta luce sulla tematica dell’opinione pubblica, che si esprime, viene lavorata e aggiustata fino a che non si adatta. La sceneggiatura non è sempre chiara, ma chiede allo spettatore di seguire elementi forniti l’uno dopo l’altro e di farsi trascinare nella mente del personaggio. La complessità e l’oscurità della trama fanno sì che non sappiamo quello che è accaduto: si tratta di collegare punti che rimangono sempre ipotesi. Tuttavia, secondo il regista, è proprio il racconto di una storia che permette di dare linearità a faccende che nella realtà non lo sono.
In conferenza stampa, Hochhäusler, accompagnato dalla produttrice Bettina Brokemper, risponde alle domande dei giornalisti.
Il film è ispirato a una storia vera?
Ogni particolare fa riferimento alla realtà ma non appartiene a una storia vera. Il film è ispirato a una serie di casi reali tedeschi e americani.
Quante cose sono state cambiate rispetto alla realtà?
Il film non è un documentario, il regista e lo sceneggiatore hanno preso spunto dal racconto di alcuni lobbisti che hanno rivelato episodi dai quali emergeva l’esigenza di interferire con il giornalismo.
I vincitori dicono sempre bugie?
Non tutti i vincitori mentono sugli eventi storici. Il fattore da tenere in considerazione è la casualità.
Perché la scelta di un movimento sistematico e fluido della cinepresa? E’stata una decisione formale?
Ciò che mi sta più a cuore è la grammatica del movimento della cinepresa. Un movimento simile a quello di uno scanner, con immagini che non hanno un punto di vista umano. Con quelle che io chiamo “tracce di scansione”, ripetitivi e apparentemente disinteressati movimenti della fotocamera, abbiamo cercato di evocare una sorta di prospettiva extra – umana.
Tra i giornalisti, c’è chi accosta il film di Hochhäusler a L’ultima minaccia, altro film di ambiente giornalistico del 1952, scritto e diretto da Richard Brooks, ex giornalista che si ispirò a fatti veri. Il film, uno dei più eloquenti sulla libertà di stampa minacciata dai gruppi pressione e dagli ambienti mercantili, è passato alla storia in Italia per la battuta del protagonista Humphrey Bogart “Questa è la stampa amico, e non ci puoi fare niente”. All’accostamento il regista risponde: “Il film non è un rifacimento da cinefili per mostrare le mie conoscenze. A Hollywood esiste un vero e proprio genere legato al mondo del giornalismo”.
Il film si chiude con una citazione del poeta statunitense Lawrence Ferlinghetti che riflette al meglio il senso del film: “La storia è fatta dalle menzogne dei vincitori, ma non riusciresti a indovinarlo dalle copertine dei libri di testo”. La realtà è soggetta a distorsione e manipolazione.