Gustav Klimt, i suoi ori e le sue donne a Roma e Piacenza

A Palazzo Braschi sfila anche il “Ritratto di Signora” ritrovato nel 2019 di Gustav Klimt nell'appuntamento della Capitale

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Gustav Klimt, i suoi ori e le sue donne a Roma e Piacenza. A Palazzo Braschi sfila anche il “Ritratto di Signora” ritrovato nel 2019

da Tiziana Mercurio

Doppio progetto espositivo, a Roma e Piacenza, per il padre della Secessione Viennese, con le mostre a Palazzo Braschi e alla Galleria d’Arte Moderna “Ricci Oddi”. Nella Capitale, poi, “Klimt. La Secessione e l’Italia” mostrerà il “Ritratto di Signora”, un’opera nota soprattutto per aver avuto una vita travagliatissima: portata via, scomparsa per anni e ritrovata proprio nel museo piacentino nel 2019, durante lavori di ristrutturazione (spuntata fuori da una botola: si tratta di Alma Mahler, amante e musa dell’artista, o forse Ria Munk, quella dipinta? I critici restano discordi…). Le mostre celebrano il più iconico e amato esponente del Movimento che, a Vienna, nel 1897, lo vide staccarsi dall’istituzione imperiale e fondare una nuova associazione di artisti assieme ad alcuni studenti dell’Accademia.
A Roma, taglio del nastro della mostra a cura di Franz Smola (curatore del Belvedere di Vienna), Maria Vittoria Marini Clarelli (Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali) e Sandra Tretter (vicedirettore della Klimt Foundation di Vienna) per opere provenienti dal Belvedere di Vienna, dalla Klimt Foundation e da altre raccolte pubbliche e private, per un percorso che racconterà la storia artistica del pittore, ma anche il suo ruolo nella Storia dell’arte, i viaggi, le esposizioni.
A Piacenza, invece, s’indagherà le vicende personali dell’artista, con tele e documenti che ne riveleranno aspetti meno noti. Un grande evento (curato dal comitato scientifico composto da: Gabriella Belli, Elena Pontiggia, Lucia Pini, Valerio Terraroli) per un “Klimt ritrovato” nella sua dimensione finora più sfuggente.
Entrambi gli appuntamenti rientrano nel Progetto Klimt 2021-2022, sono promossi da Roma Capitale e Comune di Piacenza con la regia di Arthemisia, e rappresentano il culmine delle celebrazioni del 110esimo anniversario dalla partecipazione di Klimt all’Esposizione Internazionale dʼArte del 1911 in Italia.
Quella capitolina è una mostra imperdibile, divisa in 14 sezioni, con oltre 200 opere (55 di Klimt, di cui 16 dipinti, 37 disegni e due litografie originali), e le restanti di artisti estimatori italiani e non. Certo, resterà deluso chi si aspetta il famosissimo “Bacio” (“Der Kuss”), ma c’è tanto altro. “Giuditta”; la “Signora in bianco”; le “Amiche I (Le Sorelle)”; “La sposa” (ultimo capolavoro, incompiuto: una donna addormentata ha visioni sensuali, forse nei sogni), per dirne alcuni.
Per mezzo di una mole di materiali eterogenei, compresi manifesti, sculture, spunti di design e cartoline autografe, la rassegna ripercorre, in grande stile, la vita di Klimt e la produzione artistica della sua cerchia, indagando soprattutto il rapporto con l’Italia, meta di viaggi e rendez-vous. Per l’occasione, a Palazzo Braschi, grazie alla ricostruzione digitale, rivivono anche i tre dipinti pensati per l’Università di Vienna (rifiutati perché ritenuti scandalosi e persi in un incendio al castello di Immendorf) concepiti come tributo alla Nona di Beethoven (le cui note riecheggiano nell’aria).
Troppo presto scomparso (a soli 52 anni), rivoluzionario, elegante, modernissimo, dalla manualità geniale e dirompente, il Maestro austriaco usa i metalli e le tecniche del mosaico, che riscoprì a Ravenna, e le donne per turbare i sensi. Ideò la Secessione viennese, ne fu l’anima più appassionata, ne coniò i dettami: l’arte deve essere l’espressione del bello, libera da ideologie.
Promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, la mostra è co-prodotta e organizzata da Arthemisia, con Zètema Progetto Cultura, assieme al Belvedere Museum e in cooperazione con Klimt Foundation.
Info: www.museodiroma.it; www.museiincomuneroma.it