I pensieri di Orson, in un lungo week end di record, ritiri e sbruffoni vari

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floyd_mayweather
Floyd Mayweather
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Floyd Mayweather

Torna a scrivere per Meta Magazine Orson. Di seguito i suoi pensieri sullo scorso weekend:

“Le “grandi” firme delle varie gazzette e corrieri calcistici e non, che una tantum si occupano di sport cosiddetti “minori” giusto per salire sul carro dei vincitori (grazie alle strepitose Pennetta e Vinci agli Us Open, al non meno bravo Aru nel ciclismo e alle vittorie dell’Italbasket agli Europei) avranno almeno per un weekend visto e discettato di sport da novelli Brera o Ghirelli. Non volendo far diventare il mio spazio la fiera della banalità, mi occuperò più in là del week end tennistico, mi soffermerò oggi su un “evento” che almeno in America ha avuto il suo risalto: lor signori di sfuggita avranno saputo della netta e prevista vittoria di Floyd Mayweather su Andrè Berto ai punti, dopo 12 round monocordi. Nulla di storico per Floyd, lo sportivo più pagato al mondo con i suoi 32 milioni guadagnati solo in quest’ultimo match, ma perchè questo pare fosse il suo ultimo match che gli ha permesso di raggiungere la quarantanovesima vittoria su altrettanti incontri, eguagliando il record che apparteneva al grande peso massimo Rocky Marciano. Dopo essermi goduto il derby pugliese nel tennis, ho tirato fino alle 7 di mattina per vedermi in diretta il match del “record” farlocco, visto che Marciano era un peso massimo e non un welter come Mayweather; l’andamento del match non mi ha sorpreso, solo un non conoscitore delle caratteristiche di entrambi poteva aspettarsi un incontro che non fosse troppo tattico sin dall’inizio, con il campione dei pesi welter che ci ha fatto vedere più finte schivate che veri colpi, perchè PBF si è spesso limitato ad anticipare l’avversario con il Jab sinistro, sgusciando dall’angolo quando l’avversario gli era sotto o chiudendolo in clinch mettendogli la spalla sul viso per guadagnare altri secondi. Solo nel settimo round Berto lo ha centrato bene con il gancio destro facendolo indietreggiare, per il resto non ha messo colpi puliti, anzi ha portato una percentuale quasi imbarazzante di colpi a vuoto, costantemente battuto dalla scelta di tempo e abilità difensiva di PBF. Che ha vinto nettamente 10 riprese su 12, mettendo anche delle combinazioni sinistro-destro, ma con parsimonia, ma questo è bastato ai tre giudici per emettere questi cartellini: 120-108, 118-110 e 117-111, indovinate a favore di chi….. Avrò già scritto in passato, attirandomi le antipatie dei floydiani sparsi nei vari forum o social, che ritengo PBF un grande di questa era, l’unico erede del grande Roy Jones che fu un fenomeno del ring pur derubato dell’oro alle Olimpiadi del 1988 dal coreano Park. Floyd di cui resta un gradino sotto, complessivamente e non, per qualità degli avversari battuti in carriera ai vari De La Hoya, Mosley e Trinidad, pur avendo battuto i primi due ai punti. Tuttavia quando il bad boy Floyd si paragona ed anzi si ritiene superiore a gente come Robinson, Alì, ed aggiungerei Leonard per qualità pugilistiche e di personalità, rasentiamo il ridicolo. La colpa di questo suo atteggiamento è al 50% della sua corte dei miracoli, o come dicono oggi il “giglio magico” per altri, che pompano questi presuntuosi dello sport e non solo, facendo credere ad uno bravo, anzi bravissimo, in un periodo di vacche magre, di essere un genio nel suo campo. Facendo una similitudine, che alcuni coglieranno, mi ricorda qualcuno in un altro contesto che, autoproclamatosi “storico” della boxe o del tennis (di cui non scrive da anni) avrebbe l’ambizione di essere il Rino Tommasi 2.0, anche delle telecronache, visto che si cimentò anche lì, tuttavia sta a Tommasi come Mayweather sta a Sugar Robinson.

Berto, ha fatto la comparsa lì al MGM di Las Vegas nello stanco show di PBF: lo sfidante ha denotato tutti i suoi limiti, come dimostravano le tre sconfitte precedenti, ha fatto il possibile, un gancio sinistro duro l’ha messo anche lui, un round almeno(il settimo) ed uno pari glieli concedo. PBF ovviamente ha controllato, fatto ostruzionismo in clinch, offerto un paio di scintille a round, spesso con gli insulti urlati verso l’avversario: se questo sarà l’ultimo match, non ha nulla di quello epico di un Marciano, drammatico di un Alì o solenne di un Robinson seppur sconfitto. E’ una delle tante vittorie senza pathos di un grande di cui possiamo apprezzare i molti pregi, ma forse intuire, non da oggi, qualche limite, anche pugilistico: non ha scelto neanche il giorno adatto, perché il suo(presunto) ritiro è coinciso con quello più inaspettato e di maggior impatto di Flavia Pennetta. Quindi giocoforza una rivincita dopo il discusso primo match con Pacquiao, un match non memorabile ma non combinato, e lasciate perdere le fregnacce di tanti che scrivono sui social: la rivincita forse arriverà e sarà un altro affare per tutti. Speriamo anche per la Boxe. Il record di Rocky Marciano è stato tirato in ballo, a sproposito, per dare un’etichetta all’ “evento”, ma tecnicamente e storicamente raggiungerlo o superarlo non significa niente, e non aggiunge nulla alla valutazione complessiva del miglior superpiuma all time, con Julio Cesar Chavez che però una striscia di 91 vittorie consecutive prima di subire la prima sconfitta ufficiale fece meglio di tutti. Collocherei Floyd tra i 20 leggeri dal ’60 ad oggi. Come welter no, è ad oggi il miglior pound for pound di questi ultimi 10 anni, ma non oltre. Battesse tutti i Thurman, il vincitore del nostro Leonard Bundu, o simili tra i welter di oggi, beh tra i primi 50 pugili all time, per me non ci sta, tranne per chi non capisca di boxe ma magari aspiri a dedicarsi al curling, con tutto il rispetto. E con buona pace di tutti.

P.S.
Lo sbruffone di Rignano, accidentalmente premier, ha preferito volare a New York, con il Renzi-Jet per vedersi Pennetta-Vinci, piuttosto che aprire la Fiera del levante a Bari, come prassi imporrebbe. Vero che fare un selfie con due belle tenniste è più intrigante che farlo con Emiliano, ma come diceva Nanni Moretti: mi si nota di più se vado o no? Noi diciamo che sia New York sia a Bari la sua presenza e non, è passata inosservata… tranne per le solite polemiche giornalistiche, che pregustavano un “match” Renzi-Emiliano al calor bianco.”

Questi i pensieri di Orson, il dibattito è aperto.