

Quando mi è arrivata la proposta di Meta Magazine di seguire le Olimpiadi mi si è accelerato il battito del cuore. Non so misurare di quanto, ma per me era davvero tanto. Il sogno di qualsiasi giornalista sportivo, ma azzarderei dire giornalista e basta, è quello di poter seguire uno degli eventi più belli, emozionanti ed entusiasmanti, in grado di racchiudere in sé una miriade di sfaccettature. Le Olimpiadi sono un caleidoscopio di vite su cui si accendono i riflettori di tutto il mondo. Per un attimo. Ma quell’attimo è sufficiente a farti entrare nella storia. Per sempre.
Il mio modo di raccontare però è sempre un po’ particolare. E lo sarà anche in questa occasione. Prima di tutto perché fare una cronaca di ciò che accadrà a Rio è impossibile oltre che imbarazzante nei confronti di chi la cronaca la fa puntualmente, giornalmente e stando lì in prima linea. Secondo perché trovo molto più stimolante cercare un punto di vista diverso, sia come narratrice sia come lettrice.
Per questo le mie “cronache” avranno un unico filo rosso: le prime volte. Sì, perché come queste saranno per me le Prime Olimpiadi da giornalista, lo saranno sicuramente anche per molti atleti, oserei dire la maggioranza. Ma “le prime volte” abbracciano un concetto vasto e quindi credo mi permetteranno di farvi conoscere aspetti nuovi e diversi su quest’avventura a Rio.
I suggerimenti e gli spunti sono sempre ben accetti, ovviamente.
Le prime volte, si sa, sono per sempre.
Buona futura lettura.