La scommessa un po’ folle che ha ispirato l’avventura editoriale di Meta Magazine è stata quella di raccontare un territorio, possibilmente attraverso i volti e le storie di una generazione che difficilmente ha trovato spazio nelle nostrane cronache quotidiane ma che, con i loro talenti possono rappresentare un punto di eccellenza e positività per tutti i Castelli Romani. Quanti ragazzi e ragazze nelle nostre scuole, nei nostri licei, coltivano in silenzio e con sacrificio interessi e sentimenti? Ecco, Silvia Pernarella, attrice trentenne, nata e vissuta ad Albano Laziale per i suoi primi venti anni, può essere un paradigma di quei tanti che scommettono, vincendo, sulla propria passione.
Ci puoi raccontare brevemente il tuo percorso professionale fino ad oggi?
“Dopo studi di recitazione, danza e canto nel 2005 entro nella Scuola del Piccolo Teatro di Milano, mi diplomo nel 2008 e lavoro nella compagnia dello stesso per due anni. Sono diretta da Luca Ronconi in “Sogno di una notte di mezza estate” nel ruolo di Ermia e nel “Mercante di Venezia” in quello di Jessica, da Carmelo Rifici in “Dettagli” di Lars Noren”, da Serena Sinigaglia ne “La Cimice”di Majakowskij con Paolo Rossi. Con lo spettacolo “Darwin…tra le nuvole” regia di Stefano de Luca volo a Mosca e tornando collaboro con il Binario7 di Monza, il Teatro Filodrammatici, l’Out Off, lo Stabile delle Marche in varie produzioni fino alla mia ultima tournèe, in ordine di tempo, al Biondo di Palermo con “Orgia” di Pasolini.
Negli anni incontro diverse personalità di spicco nel teatro mondiale come Bruce Myers, Emma Dante, Fadhel Jaibi, Theodor Terzopulos e Levan Tzulasde.
Sono finalista al premio Hystrio, e vincitrice del primo premio della prima edizione del Concorso Internazionale di Prosa Salicedoro e vincitrice nel 48ore MilanoFilmFestival 2012 – come migliore interpretazione. Nell’ultimo anno ho lavorato in due produzioni Ert (Teatro Stabile dell’Emilia-Romagna): “Ifigenia in Aulide”regia di Marco Plini, nel ruolo di Ifigenia- ed “EuroDaPonteGranMozartTour”, di Claudio Longhi, in collaborazione con l’Accademia CUBEC di Modena diretta da Mirella Freni.
Ho debuttato a maggio con un mio monologo autoprodotto – in anteprima – al Teatro della Luna di Assago: “Un giorno Torneranno” di Chiara Boscaro, regia di Marcela Serli. Spero di poterlo presentare anche a Roma, a breve”.
Come definiresti la tua passione artistica?
“Non è facile trovare uno spettacolo o un percorso di studi in cui riconoscermi interamente, una poetica che possa descrivere le mie scelte. Ma posso dire che la curiosità, la ricerca – per quanto possibile – di un prestigio “culturale” e di qualità artistica nella comunicazione hanno accompagnato la mia professione”.
Da circa dieci anni ti sei trasferita a Milano, perchè questa scelta di vita?
“Frequentare la scuola del “Piccolo Teatro” ha rappresentato per me una svolta, oltre che un’opportunità da non lasciar cadere. Essere scelta da un istituto così prestigioso e diffficilmente accessibile mi ha spinto con ancor maggior forza nel coltivare quella che oggi posso dire essere la mia professione”.
Perchè solo oggi definisci il tuo essere attrice la tua professione?
“Perchè dopo molti sacrifici riesco a mantenermi autonomamente con solo i proventi di questo lavoro. Per riuscire bene in questo ambito credo sia fondamentale studiare e prepararsi, affidandosi a persone realmente professionali e serie, per questo mi è stato necessario dedicarmici a tempo pieno, anche se questo mi è costato la rinuncia agli studi universitari”.
Perchè hai preferito Milano a Roma?
“Perchè a Milano ho trovato un’ambiente maggiormente professionale e meno dispersivo di quello di una realtà come quella romana in ambito teatrale soprattutto”.
Tra queste due realtà hai iniziato il tuo percorso comunque qui ai Castelli Romani: cosa ti è rimasto di quell’esperienza?
“Trasferendomi a Milano quando avevo 21 anni posso dire di aver mosso i primi passi qui: ho frequentato il liceo Ugo Foscolo ad Albano e le mie prime lezioni di danza e recitazione le ho ricevute qui ai Castelli. Ne conservo un ricordo estremamente positivo, per la cura e la professionalità con cui sono stata educata ed iniziata a questa professione. Solitamente non si direbbe così per una realtà piccola e periferica come quella castellana, in un mondo come quello artistico, a volte estremamente chiuso, ma nel mio caso e credo in quello di molti altri, sul nostro territorio ci sono persone di eccellenza pronte a spendersi con serietà per insegnare”.
Che differenze hai riscontrato nel pubblico capitolino rispetto a quello meneghino?
“Il pubblico teatrale romano è certamente più critico e più variegato rispetto a quello milanese. Quest’ultimo si può definire più elitario, risentendo molto di più delle infffluenze del centro europa e delle sue tendenze nel campo”.
Il teatro è nell’immaginario collettivo un mondo piccolo e chiuso: negli ultimi tempi però si avverte un’apertura, almeno per quanto riguarda l’attenzione del grande pubblico: pensi che sia dovuta all’avvento sul piccolo schermo dei talent show?
“Più che ai talent io credo che una indubbia e rinnovata attenzione la si debba ai social network, i quali hanno permesso una comunicazione più ampia e capillare tra artisti, eventi e pubblico”.
Esiste ancora quella rivalità tra il mondo del teatro e quello della televisione secondo te?
“La crisi economica ha molto livellato queste dispute credo, infatti non di rado la ricerca di contratti favorevoli ed ingaggi ha superato ogni tentazione snobbista, qualora ci fosse, da parte di tutti. Io personalmente non ho ne pregiudizi ne preclusioni verso alcuno, per il mio lavoro distinguo solo ciò che è serio da ciò che non lo è. Penso che un grande attore è colui, o colei che riesce ad integrare progetti teatrali, televisivi e, perchè no, anche cinematografici, conservando una qualità di alto livello”.
Come la tua famiglia ti ha seguito nel tuo percorso?
“Mi ha seguito rispettando quelle che erano le mie scelte, senza ne ostacolarle ne essere eccessivamente oppressivi nel supporto, mi hanno aiutato nel modo più giusto e discreto possibile insomma. Certamente la mia scelta di vita non è stata del tutto indolore, dovendomi allontanare presto dalla mia città senza particolari certezze sul mio futuro, ma posso dire con sicurezza che, senza il loro aiuto avrei avuto molte più difficoltà nell’arrivare al punto di oggi”.
Diventare attore o attrice è il sogno di moltissimi adolescenti: cosa ti sentiresti di dire ad uno di loro che vorrebbe intraprendere la tua stessa strada?
“Non mi sento una vecchia zia, tanto da dispensare consigli, però una cosa mi sentirei di dire: prima di iniziare questa vita provare a conoscere in prima persona e dall’interno questo ambiente, per essere maggiormente consapevoli di ciò che ci si troverà ad affrontare, nel bene e nel male. Questo, unito alla capacità di affidarsi a persone realmente serie che aiutino a crescere e formarsi sono requisiti importanti per iniziare”.
Quali i tuoi impegni futuri?
“Attendo l’uscita del mio prossimo cortometraggio da protagonista, “La Diva” – la cui anteprima sarà proiettata alle terme di Caracalla durante il prossimo evento della rivista “Le Fabrique du Cinema”. In teatro il prossimo lavoro sarà durante la rassegna Mythos alle Terme di Caracalla con lo spettacolo “Arianna”.
Andrea Titti