L’Italia fuori dalle rotte turistiche internazionali

Dopo una primavera di restate a casa ci aspetta un'estate da restare vicino casa è la considerazione amara del Prof. Andreassi sulle nuove rotte turistiche

0
1483
dati_turismo
Dati Turismo

La sensazione è che dopo una primavera segnata dal “restiamo a casa” ci attenda, causa COVID19, un’estate caratterizzata dal “restiamo vicino casa”.

Verosimilmente, un po’ ovunque nel mondo, i viaggi all’estero verranno sostituiti da viaggi, ammesso che si facciano, all’interno delle mura del proprio Paese.

Ma l’enorme boom dei viaggi nazionali che ci si attende non influenzerà tutti i Paesi in modo uniforme. Purtroppo.

L’analista Richard Clarke ha stilato un rapporto che, sebbene lui stesso lo definisca più che altro un “esercizio di pensiero”, evidenzia una tendenza assolutamente preoccupante e riassunta nel diagramma a barre allegato al post.

Quali nazioni potrebbero trarre beneficio o soffrire, se la domanda di viaggi internazionali fosse reindirizzata a livello nazionale? La risposta nel grafico.

Si legge così. Si prenda ad esempio la Germania. I tedeschi spendono 77 miliardi di dollari con viaggi all’estero (escluso il biglietto aereo per arrivarci). In direzione opposta, la Germania incassa 47 miliardi di dollari di turismo in entrata. Se supponiamo che i 77 miliardi di dollari siano ora spesi in Germania e non più all’estero e che si perdano i 47 miliardi di dollari in entrata, il mercato turistico totale della Germania aumenterebbe di 30 miliardi di dollari. Lo stesso vale per altre nazioni ricche con cittadini che viaggiano molto all’estero, come il Canada.

Chi andrebbe in enorme difficoltà sono i Paesi dipendenti dal turismo come la Nuova Zelanda, il Portogallo o l’Italia che vedrebbe una teorica perdita di quasi trenta miliardi di dollari.

A questo “esercizio di pensiero”, a dirla con l’Autore, si aggiungono una serie di altre criticità per il settore da non sottovalutare.

Le nazioni Covid-free (o quasi free), infatti, come Grecia e Croazia stanno provando in queste settimane ad aprire corridoi preferenziali e protetti per il turismo con altri Paesi, compresa la Germania di cui sopra, meno colpiti dal virus.

Un turismo in cui, accanto al classico passaporto, ci sarebbe il passaporto del contagio e che taglierebbe, drammaticamente, fuori Italia e Spagna dalle rotte turistiche.

Bene ha fatto il Ministro Franceschini a chiedere all’Unione che ci siano regole uniformi a livello europeo per il passaggio delle frontiere dei turisti proprio per evitare che ci siano accordi bilaterali tra i Paesi.

Certo che, al di là delle rassicurazioni di facciata, sarà difficile bloccare i corridoi turistici “autogestiti”.

La Grecia ha già̀ raggiunto un accordo con Israele per un protocollo sanitario di accoglienza che potrebbe attivare un flusso fino a un milione di visitatori. E, sempre la Grecia ha organizzato diverse conference call con Australia, Norvegia, Austria, Bulgaria, Danimarca, Repubblica Ceca e Singapore per studiare patti bilaterali con regole condivise sull’accoglienza in hotel e sui “passaporti sanitari”. Ed anche la Repubblica Ceca ha già chiesto alla Croazia di stabilire una corsia privilegiata per le vacanze.

Insomma. Oltre il danno anche la beffa.