A Castel Gandolfo si celebra la vita

Meeting annuale della Fondazione Giorgio Castelli Onlus al Saroli Club di Castel Gandolfo

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Ormai è per tutti “L’Angelo del lago”, Marcello Saroli, proprietario e gestore del circolo sportivo di Castel Gandolfo che porta il suo nome, sulle sponde del Lago Albano. Un appellativo che si è guadagnato quando, in meno di due anni ha salvato due vite umane, strappando alla morte due padri di famiglia in arresto cardiaco a poche centinaia di metri dalla sua struttura. E questo grazie alla presenza, nel Circolo, di un defibrillatore semiautomatico e, soprattutto, al fatto che sia Marcello che la sua famiglia, che tutti gli operatori sportivi del Saroli Club dal 2008 seguono i corsi di formazione alle manovre di rianimazione cardiopolmonare organizzati dalla Fondazione “Giorgio Castelli Onlus”.

Proprio per complimentarsi con Marcello, Vincenzo e Rita Castelli hanno organizzato il meeting annuale degli Istruttori BLSD della Fondazione nella splendida location del Circolo.

“Un momento di studio e convivialità per tutta la Fondazione – esordisce Vincenzo Castelli, medico ospedaliero e Presidente della Fondazione – ma, insieme, una occasione per festeggiare Marcello e l’intera Famiglia Saroli che si sono resi protagonisti del salvataggio di due vite, grazie alle manovre salvavita e alla defibrillazione precoce che hanno appreso frequentando, tra i primi, i corsi che organizziamo periodicamente.”

“E’ la dimostrazione – prosegue Castelli – che non occorre essere un sanitario per salvare una vita. Marcello è intervenuto mettendo in pratica quelle manovre e quei protocolli che permettono a chiunque, e con estrema facilità, di intervenire in modo efficace e sicuro a salvaguardia della vita umana. Manovre che sono state effettuate in quel brevissimo lasso di tempo che la natura ci lascia e che, passato il quale, la morte cardiaca diviene irreversibile. Come diciamo sempre nei corsi, nessuna struttura sanitaria, per quanto competente e bene organizzata, ha un tempo di reazione compatibile con i pochi minuti che abbiamo a disposizione. Inoltre, la fortuna ha voluto che in ambedue i casi erano presenti persone che hanno iniziato immediatamente il massaggio cardiaco in attesa dell’arrivo di Marcello con il Defibrillatore., aumentando così le probabilità di successo.”

Una questione, quindi, non solo tecnica, ma anche culturale?

“Assolutamente! Più persone sono a conoscenza delle manovre salvavita e più amici riusciamo a restituire ai propri affetti. Queste manovre vanno insegnate nelle scuole, nelle parrocchie, nei centri commerciali, nelle strutture sportive. Ciascuno di noi, in quei momenti drammatici, può fare la differenza tra la vita e la morte. Inoltre – dice ancora Castelli – la Legge approvata a Giugno del 2021 tutela tutti coloro che intervengono per salvare una vita, non ritenendoli responsabili di eventuali danni procurati da manovre effettuate senza la dovuta perizia. Anche se è comunque meglio trovarsi vivi con una costola rotta, piuttosto che perdere la vita.”

Durante l’incontro, Marcello Saroli ha raccontato i dettagli del suo ultimo intervento, ricevendo i complimenti da parte di tutti gli intervenuti.

Vincenzo Castelli ha concluso il meeting illustrando nel dettaglio le prossime attività che vedranno protagonisti le donne e gli uomini della Fondazione:

“Ci attende un periodo difficile e faticoso – conclude Rita Castelli, madre di Giorgio e Vicepresidente della Fondazione – dove ripartire con slancio dopo la pandemia e le limitazioni alle quali ci ha costretto. Tra i progetti più significativi, prosegue il programma di cardioprotezione dell’area archeologica del Colosseo e le prime interlocuzioni con la Santa Sede per il coinvolgimento della Fondazione nelle attività del prossimo Anno Santo, proseguendo l’esperienza dello scorso Giubileo dove siamo stati presenti con postazioni munite di defibrillatori nelle quattro Basiliche Giubilari e dove l’intervento dei volontari formati dalla Fondazione ha permesso il salvataggio di almeno due pellegrini in arresto cardiorespiratorio.”

Aumenta quindi il numero di persone che sono state salvate dall’intervento dei volontari della Fondazione, moltissimi dei quali non sanitari. Tanti Marcello Saroli che vivono come una missione quella mettersi a disposizione del prossimo in quello che rappresenta il momento di massima fragilità e dove l’unica possibilità di sopravvivenza è legata al fatto di trovare vicino una persona che sa cosa fare e come farlo. Perché, in quei momenti, limitarsi ad essere solo testimoni serve a ben poco.