Pubblichiamo una lettera del fondatore della Comunità Capodarco, Don Franco Monterubbianesi, nella quale si rivolge a Papa Francesco, dopo le sue dichiarazioni di apertura delle strutture ecclesiastiche ai bisognosi. Nella lettera Don Franco Monterubbianesi esprime soddisfazione e gioia per le parole del Papa, che vanno proprio nella direzione in cui Capodarco sta da anni lavorando anche qui ai Castelli Romani, ossia nell’utilizzo delle strutture ecclesiastiche per la creazione di nuove Case Famiglia per i disabili, nel solco dell’attuazione del principio del “dopo di noi” teso a rendere sempre più autonomi e integrati nel tessuto sociale del territorio i soggetti svantaggiati. Di seguito il testo integrale.
Caro Papa Francesco, uso i social network per ringraziarti pubblicamente per le Tue parole al Centro Astalli, sentirti dire che i Conventi chiusi devono essere messi a disposizione degli immigrati, che sono il vero corpo di Cristo, mi ha dato tanta gioia e mi fa avere il coraggio di rivolgermi a te per il grande lavoro che sto facendo, di realizzare, anche nelle tante case e strutture religiose chiuse ed abbandonate, il nostro grande progetto di creare case famiglia per disabili, per il famoso “dopo di noi” che dicono i genitori quando pensano al futuro dei figli che resteranno soli. Dal 2000 come Fondatore di Capodarco lavoro per questo problema angoscioso ed ho trovato nelle famiglie dei disabili tanta forza di Speranza, e loro in me. Ai Castelli Romani insieme alle famiglie dei disabili stiamo cercando di realizzare delle casa famiglia integrate nel contesto sociale, partendo da quelle strutture ecclesiastiche da tempo chiuse ed inutilizzate, oppure vendute a prezzi non accessibili per chi come noi cerca di dare risposte alle angosce profonde di genitori smarriti e provati dall’idea che i loro figli rimangano soli dopo di loro, senza la loro protezione. Per ora ho trovato porte chiuse o molto difficili ad aprirsi, ci aiuti perchè come dice Papa Giovanni Paolo II, i disabili se veramente accolti diventano testimoni privilegiati di umanità ed i giovani, che si mettono al loro servizio per lo sviluppo dei loro progetti di vita, possono fare scelte radicali e di servizio che animeranno l’intera società. Nei miei 47 anni che ho dato di vita sacerdotale ai disabili, posso testimoniare che essi, i disabili, possono essere “sale e luce della terra” come Tu nella “Lumen Fidei” hai scritto. Spero che quello che ci hai detto possa illuminare e spalancare le strutture religiose a questi scopi sociali così importanti come quelli degli immigrati e dei disabili.
Don Franco Monterubbianesi