

Dal 2007 a Marino opera la Casa della Famiglia, realtà nata dall’intuizione della delegata alla famiglia e pari opportunità del Comune di Marino in quegli anni Cinzia Minucci, affiancata nel lavoro di crescita e diffusione delle molteplici attività della struttura dalla sorella Sabrina. All’interno di Casa della Famiglia poi, sin dagli albori, ha operato attivamente una giovane volontaria che, anche grazie alla sua opera, costante e generosa, oggi siede alla guida di uno dei più importanti assessorati della Città di Marino: Arianna Esposito. La poco più che trentenne Arianna, da pochi mesi responsabile delle politiche culturali della Città dell’Uva, rappresenta uno degli esempi di quella che oggi comunemente viene chiamata “società civile” alla guida di importanti istituzioni che, nella realtà, non è altro che la traduzione meritocratica di impegno sociale, competenze e passione civile, il tutto al servizio della propria comunità. Dal volontariato sociale all’amministrazione della cosa pubblica, un percorso virtuoso che giovani come Arianna in sempre maggior numero intraprendono, specialmente in momenti come gli odierni, fatti di crisi di valori, etici e morali, ancor prima che economici. Ma cos’è Casa della Famiglia? Conosciamola meglio attraverso le parole di coloro che l’hanno fondata e fatta crescere. Casa della Famiglia è il punto di riferimento di una rete di servizi e assistenza rivolti alle famiglie ed alle criticità che all’interno del nucleo familiare si possono presentare nel tempo. Nata col sostegno dell’amministrazione comunale di Marino, Casa della Famiglia ha sviluppato nel tempo una fitta rete di collaborazioni con altre realtà associative, che oggi le permettono di fornire una offerta di servizi a supporto delle persone, che abbracciano molteplici sfaccettature del disagio sociale: si va dall’assistenza legale e psicologica, sino alla semplice condivisione del tempo libero per bambini ed anziani. Peculiarità della Casa della Famiglia è il “Soccorso d’Inverno”, servizio mutuato dalla tradizione svizzera e centro europea, che prevede la raccolta ed il riuso, a vantaggio delle famiglie più bisognose, di tutto ciò che è utile nell’ambito della vita domestica: elettrodomestici, vestiario, oggettistica, utensili, mobili ecc. Attraverso la collaborazione con l’Associazione San Vincenzo poi è attivo il servizio di distribuzione e raccolta di derrate alimentari, da distribuire nei casi di famiglie che necessitano, per vari motivi, di questa specifica. Un osservatorio permanente e attivo, primo avamposto a contatto con il disagio che morde ancor più in questo momento di crisi economica. “Certamente la crisi è visibile,


percepibile soprattutto dall’aumento delle famiglie italiane che – sottolinea Cinzia Minucci – in numero crescente rispetto al passato, usufruiscono del servizio di derrate alimentari che offriamo, a differenza di qualche anno fa, quando erano più gli stranieri ad avere una simile domanda di sostegno”. Le persone e le famiglie che si rivolgono alla Casa della Famiglia non si limitano soltanto al territorio di Marino, ma spaziano su tutta l’area tuscolana e dei Castelli Romani. “Il passaparola è lo strumento con cui le persone arrivano a noi – aggiunge Cinzia – con quella discrezione che in questi casi si applica date particolari situazioni di disagio”. Da Marino alla Birmania, l’impegno di volontariato di questa comunità valica i confini territoriali e nazionali: “per quanto ci è possibile, con il sostegno di realtà che operano da anni nel settore quali “Popoli”, alla quale siamo associati come Casa della Famiglia, prestiamo a volte servizio in missioni all’estero – specifica Cinzia Minucci – la Birmania e la costruzione in loco di un piccolo punto di primo soccorso ospedaliero ne è un esempio”. Assistenza a trecentosessanta gradi dunque, ma non solo: infatti la Casa della Famiglia è anche strumento di progettualità sul territorio, a tutto vantaggio di una sempre maggiore inclusione sociale, trasversale a tutte le età ed i generi. A tal proposito da sottolineare un progetto che partirà nel prossimo settembre, teso alla formazione professionale, per costruire delle officine artigiane, aventi come scopo ravvivare l’artigianato locale e tutta una serie di attività lavorative oggi non necessariamente sponsorizzate ma che, con una opportuna opera sarebbero fattore di sviluppo e nuova occupazione. Quello che però ad oggi rappresenta l’orgoglio ed il fiore all’occhiello che Sabrina e Cinzia Minucci stanno coltivando con particolare cura ed attenzione, grazie anche alla fattiva collaborazione della giovane neo assessore alla cultura del Comune di Marino Arianna Esposito, verte sulla creazione di un laboratorio sartoriale e stilistico all’interno del reparto femminile del carcere di Rebibbia. Una intuizione che già ha avuto e sta avendo notevoli e positivi riscontri, sia all’interno del carcere, da parte delle detenute, che dal mondo della moda e dei fashion blog. L’obiettivo ambivalente di “Ricuciamo“, questo è il suggestivo nome del progetto, è da un lato il recupero attivo di chi vede la sua condizione di ristretto in carcere, dall’altro l’agevolazione di un più rapido percorso di reinserimento nella società nel momento in cui le detenute riconquisteranno la libertà. “La precedente giunta capitolina – dichiara a Meta Magazine Sabrina Minucci – aveva già approvato una delibera in cui si assegnava un locale da destinare a laboratorio sartoriale fuori dall’istituto penitenziario, speriamo che la neo insediata amministrazione romana dia seguito a quell’impegno, ma il nostro proponimento – continua – ha l’obiettivo di creare una vera e propria linea di abbigliamento che porterà il nome di Nero Luce, che sarà gestita proprio dalle detenute, durante e dopo il periodo di sconto delle proprie pene”. Un primo battesimo per il progetto curato da Casa della Famiglia e Gruppo Idee, è già avvenuto un anno fa all’interno di Rebibbia, allorquando si è tenuta, durante la settimana dell’Alta Moda di Roma, una prima sfilata di creazioni scaturite dalle mani e dalle menti delle detenute, le quali hanno potuto esibirsi anche in qualità di modelle, accanto a professioniste, riscoprendo per qualche momento un lato importante della propria femminilità altrimenti soffocato all’interno della vita penitenziaria. L’eco del particolare significato dell’evento ha preso corpo e spessore, per uscire all’esterno delle mura del carcere, trovando accoglienza e sostegno da parte dell’amministrazione di Marino ed in particolare dalla sensibilità mostrata proprio dall’assessore Arianna Esposito, nelle scorse settimane si è tenuta, nella prestigiosa location della scalinata di Palazzo Colonna, la prima sfilata pubblica delle creazioni. Un momento in cui, partendo dal progetto delle sorelle Minucci, l’assessore Arianna Esposito ha inteso coinvolgere tutto la realtà artistica giovanile del territorio di Marino e dei Castelli Romani. “Prendendo spunto dal progetto di Sabrina e Cinzia – dichiara Arianna Esposito – abbiamo voluto costruire un evento che, senza alcun aggravio per le casse comunali, ha raccolto la partecipazione del mondo artistico giovanile sotto ogni forma. Dalla scenografia, alle luci, dagli stilisti ai partner che ci hanno sostenuto. L’unione tra socialità, territorio e giovani – continua Arianna Esposito – rappresenta un valore aggiunto per chi è chiamato ad amministrare”.
Andrea Titti