“12 MOTIVI CERTI ED INCONTROVERTIBILI
PER CHIUDERE DEFINITIVAMENTE LA DISCARICA DI ALBANO CON UN’ORDINANZA CONTINGIBILE ED URGENTE
IL PC SCRIVE AL SINDACO DI ALBANO E AL COMMISSARIO UE ALL’AMBIENTE
Appello Franco Medici Ordinanza Chiusura Discarica Albano 16.08.21 appello_assesore_e_consigliere_afghanistan_2021-1 – prot. 0014807 del 23.08.2021
Considerando la gravità delle ordinanze prodotte dal Sindaco della Città Metropolitana e dal Presidente della Regione Lazio per la riapertura della discarica di Albano, preso atto dell’immobilismo del Sindaco di Albano che non intende assumersi la responsabilità di firmare un’ordinanza contingibile ed urgente di chiusura della discarica di Albano, il Partito Comunista si è rivolto al Commissario UE all’Ambiente Virginijus Sinkevičius per far rispettare la normativa europea in tema di gestione delle discariche, normativa completamente calpestata ad Albano.
Caro Sindaco Borelli, ci sono 12 motivi certi ed incontrovertibili per chiudere definitivamente la discarica di Albano con un’ordinanza contingibile ed urgente.
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1° LA DISCARICA NON RISPETTA LA DISTANZA MINIMA DALLE ABITAZIONI (1.000 metri)
La discarica di Albano è illegale perché che si trova a pochissimi metri dalle abitazioni. Secondo la legge europea, nazionale e regionale le discariche devono essere collocate almeno ad un chilometro dalle abitazioni.
Oltre 3.000 persone vivono entro un chilometro dalla discarica di Albano.
Il VII invaso della discarica di Albano si trova a soli 160 da “Villaggio Ardeatino”, a 710 metri da “Valle Caia”, a 830 metri dalla località “Montagnano”, a 500 metri da “Cancelliera”, a 570 metri da “Roncigliano”.
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2° PRESENZA DI SITI SENSIBILI
Entro un chilometro dall’area della discarica di Albano sono presenti diversi siti sensibili: la scuola elementare “Antonio Gramsci” di Via Pantanelle, la parrocchia Sacra Famiglia di Nazaret, un centro sportivo, una casa di riposo.
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3° VICINANZA CON IL NUOVO OSPEDALE DEI CASTELLI ROMANI
Il VII invaso della discarica di Albano è a soli 2 chilometri dal Nuovo Ospedale dei Castelli Romani.
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4° LA DISCARICA DI ALBANO HA GIÀ PROVOCATO UN FORTE AUMENTO DELLA MORTALITÀ PER TUMORI
Secondo il rapporto ERAS Lazio, abitare entro 5 chilometri da una discarica aumenta il rischio di cancro ai polmoni del 34%.
Secondo lo studio epidemiologico indipendente redatto dal Partito Comunista, entro 500 metri dalla discarica di Albano vivono 500 persone e dai 141 questionari somministrati dai comitati alle famiglie residenti emerge che vicino alla discarica la mortalità per tumori ai polmoni (effetto delle esalazioni e dei miasmi della discarica) è superiore del 330% rispetto alla media regionale, mentre la mortalità per tumori dello stomaco, del colon, del retto e dell’ano (effetto delle falde inquinate) è più alta del 219% rispetto alla media regionale.
Quando su 500 abitanti che vivono a ridosso della discarica ne sono stati intervistati 141, non stiamo più parlando di uno studio campionario, bensì di uno studio epidemiologico che ha coinvolto un terzo della popolazione.
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5° MANCA LA CARATTERIZZAZIONE IDEROGEOLOGICA DEL SITO E L’ANALISI DEL RISCHIO SPECIFICA
La discarica di Albano, attiva da più di 40 anni, è l’unica discarica della Regione Lazio a non avere la caratterizzazione idrogeologica.
Come riportato nel Piano Regionale dei Rifiuti, la discarica di Albano era chiusa dal 2016 a seguito di incendio TMB e superamento CSC per composti alifatici clorurati e alogenati nella falda idrica.
L’acronimo CSC sta per “Concentrazione Soglia di Contaminazione”.
Qualora in un sito si rilevi il superamento di tale CSC, si è in presenza di un sito potenzialmente contaminato!
Al riguardo l’art. 240 lettera b) del D.Lvo 152/06 impone:
“b) concentrazioni soglia di contaminazione (CSC): i livelli di contaminazione delle matrici ambientali che costituiscono valori al di sopra dei quali è necessaria la caratterizzazione del sito e l’analisi del rischio specifica”.
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6° LA DISCARICA DI ALBANO È A RISCHIO TERREMOTI
Albano è anche una zona con pericolosità sismica media 2B dove possono verificarsi forti terremoti. Ad Albano i terremoti dello sciame sismico del 1981 raggiunsero un’intensità massima di 3.1 gradi Richter, mentre il terremoto devastante del 1806 arrivò a 5.6/5.8 gradi Richter, dunque di intensità paragonabile a quello aquilano.
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7° LA DISCARICA DI ALBANO È IN ZONA VULCANICA
Le discariche devono essere costruite su terreni argillosi, che sono ad alta impermeabilità.
Invece, gli otto invasi della discarica di Albano sono stati costruiti su terreno vulcanico, che è molto permeabile e a maggiore rischio sismico. Questo significa che in caso di perdite e sversamenti nel sottosuolo, il terreno vulcanico assorbe velocemente il percolato e i veleni inquinanti della discarica.
È per questo motivo che tutti i pozzi spia della discarica di Albano sono sopra i limiti di legge per numerose sostanze inquinanti (arsenico, fluoruri, tricloroetilene, triclorometano, 1,2-dicloropropano, boro, nikel, ferro, manganese, cloruro di vinile, 1,4-diclorobenzene, ecc.).
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8° INQUINAMENTO DELLE FALDE IDRICHE CON ELEMENTI ORGANICI AD ELEVATA TOSSICITÀ
La situazione sanitaria è aggravata dall’inquinamento delle falde acquifere causato dagli 8 invasi della discarica.
Di seguito viene riportato l’autorevole appello del Prof. Franco Medici, Professore Associato di Scienza e Tecnologia dei Materiali dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Al Sig. Sindaco di Albano Massimiliano Borelli,
ho avuto modo di leggere la relazione redatta dall’ Arpa Lazio del 21 giugno 2021 avente per oggetto: “Esiti sopralluogo presso la discarica per rifiuti non pericolosi, VII invaso, comune di Albano (RM)” a firma del Dr. Roberto Ricciarello e Dr. Tommaso Aureli.
Il documento è molto chiaro nella sua esposizione ed evidenzia come, nel 2019, siano stati effettuati controlli presso i piezometri dell’impianto con superamenti delle Concentrazioni di Soglia di Contaminazione (CSC) per il tricloroetilene, il tricloroetano e 1,2-dicloropropano, elementi organici cancerogeni ad elevata tossicità.
Inoltre, nel 2020, ulteriori analisi, effettuate in autocontrollo dalla Società Ecoambiente s.r.l, hanno evidenziato, tra l’altro, il superamento dei valori limiti per due elementi chimici di natura inorganica (Nichel e Manganese).
I tre composti organici e i due elementi inorganici citati sono sicuramente estranei ai cicli naturali ed indicativi di un grave inquinamento di natura industriale connesso con gli invasi della discarica.
La situazione deve essere tenuta sotto stretto controllo e ritengo, inoltre, che ci siano i limiti ed i presupposti per motivare un’ordinanza di chiusura urgente ed immediata della discarica avendo ravvisato, attraverso la lettura della relazione, una grave alterazione degli equilibri ecologici nel sottosuolo, con inquinamento e contaminazione sia di natura organica che inorganica.
L’attuale stato di inquinamento può solo ulteriormente peggiorare con il conferimento nel VII invaso di altri rifiuti.
Suggerisco, inoltre, che siano intraprese con urgenza azioni di bonifica e risanamento così come previsto dalla Legge della Regione Lazio n. 13 del 19 luglio 2019 (Disciplina delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale).
In fede.
Franco Medici
Professore Associato di Scienza e Tecnologia dei Materiali
Università “Sapienza” di Roma
L’Arpa negli ultimi anni ha emesso relazioni e certificati con analisi chimici molto preoccupanti con 1,2 dicloropropano sempre oltre i limiti di legge consentiti. Tale sforamento è confermato anche dalle analisi della Pontina ambiente, gestore della discarica di Albano.
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9° IL PRIMO E TERZO INVASO DELLA DISCARICA SONO A RISCHIO FRANA E A “MEDIO” RISCHIO IDROGEOLOGICO
Italia Nostra Castelli Romani ha scoperto dal database del Geo Portale Nazionale utilizzando QGIS che ci sono due invasi della discarica (il 1° e il 3° invaso) che sono a rischio frana e a “medio” rischio idrogeologico.
Sono gli invasi costruiti negli anni 80 a ridosso della scarpata di un fosso con autorizzazione del Consiglio Comunale di Albano Laziale.
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10° LE AUTORIZZAZIONI DELLA DISCARICA SONO SCADUTE E L’ITER DI RINNOVO NON È CONCLUSO
La Regione Lazio aveva inteso riattivare il procedimento di riesame dell’AIA, disponendo che “la società Ecoambiente srl trasmetta entro 180 giorni la documentazione finalizzata al riesame ai sensi dell’art. 29 octies del D.Lgs. 152/2006, anche ai fini del rinnovo”. Sotto tale profilo, non risulta che Ecoambiente non abbia in alcun modo ottemperato.
L’AIA che sorreggeva l’attività di abbancamento nella discarica è ormai scaduta e l’iter autorizzativo non è stato concluso.
Quindi, le autorizzazioni della discarica sono scadute.
Ad oggi non sia ma stata selezionata la procedura regionale di rilascio dell’AIA, anche alla luce delle volture
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11° INQUINAMENTO AMBIENTALE, DANNI SANITARI, DANNI AMBIENTALI, DANNI ECONOMICI
L’inquinamento ambientale provocato dalla discarica di Albano, i miasmi e le puzze insopportabili, rendono invivibile tutta la zona circostante la discarica di Albano per molti chilometri, provocando problemi sanitari, ambientali ed economici, come il crollo del prezzo delle abitazioni e la chiusura di attività economiche (esercizi commerciali, ristoranti, agriturismo, pubblici esercizi, case di riposo, ecc.) su un’area molto importante dei Castelli Romani.
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12° LA DISCARICA DI ALBANO VA CHIUSA PERCHÉ IL FUTURO DEL TERRITORIO PASSA PER LA DIFESA DI UNA ZONA AGRICOLA DI RILEVANTE VALORE
La discarica di Albano va chiusa perché il futuro del territorio deve basarsi sulla difesa e sulla valorizzazione di un’area che nasce come zona agricola di rilevante valore.
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Va, infine, evidenziato che il Piano regionale dei rifiuti stabiliva l’autosufficienza della Capitale nella gestione del ciclo dei rifiuti e l’impossibilità di utilizzare le discariche della provincia di Roma per smaltire i rifiuti di Roma. Questo principio del Piano regionale dei rifiuti può essere superato solo con una gestione commissariale.
La Capitale ha urgente bisogno di un progetto per recuperare la fiducia dei cittadini, far crescere la differenziata, aumentare i servizi di raccolta porta a porta e realizzare gli impianti che servono per la corretta gestione del ciclo dei rifiuti. Che non significa nuove discariche o inceneritori, ma piccoli impianti per la gestione della frazione umida, impianti per il recupero e il riciclo, centri del riuso.
Perché l’economia circolare non può essere solo uno slogan, ma va realizzata a partire da una corretta gestione dei rifiuti.
“. Lo rendeno noto i Comunisti Castelli