Rocca Priora – 72° anniversario Eccidio Fosse Ardeatine
Eccidio delle Fosse Ardeatine, il ricordo dell’Amministrazione comunale Rocca Priora
Roma, Via Rasella, 23 Marzo 1944: la Resistenza Italiana organizza un attentato che colpisce un plotone di soldati tedeschi. La rappresaglia nazista non si fa attendere: per ogni tedesco ucciso pagheranno con la vita dieci italiani, scelti tra detenuti politici di Regina Coeli e del carcere di Via Tasso. Il 24 Marzo la vendetta tedesca è compiuta tra la pozzolana delle cave di Via Ardeatina. “L’eccidio delle Fosse Ardeatine è uno degli episodi più tragici che ricordiamo della Seconda Guerra Mondiale – precisa il sindaco di Rocca Priora, Damiano Pucci. – Il ricordo doveroso a quanto avvenuto è la strada per ribadire con forza che l’unica risposta alla guerra è il confronto e il dialogo che la Costituzione uscita dalla resistenza ci ha insegnato. Viviamo in un periodo storico nel quale il revisionismo e la rilettura di fatti storici sono all’ordine del giorno. Approfondire le esperienze e le testimonianze delle famiglie di quei 335 italiani è senz’altro la giusta risposta a chi ancora non accetta un passato feroce e disumano. Da parte mia, della Giunta, dell’Amministrazione, del Consiglio comunale e della Comunità di Rocca Priora, vada a tutte le famiglie un affettuoso pensiero e un caloroso abbraccio”.
Zagarolo celebra 72° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine
Il 24 Marzo 1944 è la data dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Il massacro di 335 civili e militari italiani fucilati a Roma, ad opera dei nazisti tedeschi, come rappresaglia per l’attentato partigiano compiuto da membri dei GAP romani (Gruppi di Azione Patriottica) contro truppe germaniche in transito in via Rasella.
“Come ogni anno ci fermiamo per commemorare uno dei massacri più brutali che la storia ricordi – spiega il sindaco di Zagarolo, Lorenzo Piazzai. – L’eccidio delle Fosse Ardeatine è senza dubbio lo specchio e il sunto della dittatura fascista e dell’occupazione nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Zagarolo ha pagato con il sangue di un suo concittadino, Antonio Fabrini, a cui è dedicato il corso della nostra cittadina. In giornate tristi come queste, da Sindaco, non mi stancherò mai di sottolineare l’importanza del ricordo e della memoria. Anche per questo difendo con forza la dicitura inserita nella parte introduttiva della bozza dello Statuto comunale di Zagarolo, presentato la scorsa settimana in un’assemblea pubblica: “il Comune di Zagarolo concorre, anche nell’ambito delle organizzazioni internazionali degli Enti Locali e attraverso i rapporti di gemellaggio con altri comuni, alla promozione delle politiche e delle iniziative di pace e di cooperazione per lo sviluppo”. La cultura e la sensibilità di una cittadina passano anche attraverso queste scelte condivise. Nella giornata di oggi ci stringiamo alle famiglie di quei 335 civili uccisi per rappresaglia ma mai dimenticati, ci stringiamo ai famigliari di Antonio Fabrini, operaio di Zagarolo, trucidato con un colpo alla nuca in quel 24 Marzo del 1944”.
FOSSE ARDEATINE, DE CAROLIS: “IL PREZZO DELLA LIBERTÀ PAGATO DA MARTINI E INTRECCIALAGLI”
“Il prezzo della libertà. È quello che 72 anni fa pagarono due cittadini monticiani: Mario Intreccialagli e Placido Martini, entrambi trucidati nell’eccidio delle Fosse Ardeatine la notte tra il 23 e il 24 marzo del 1944. Due martiri, vittime, insieme ad altre 333 persone, della cieca furia nazista.
Uno, il secondo, era un monticiano di umili origini. Capitato quasi per caso nel rastrellamento delle SS, dopo l’attentato di via Rasella.
L’altro, avvocato ed ex sindaco di Monte Compatri, consigliere provinciale di Roma ed esule politico, provò a difendere donne e uomini dalla vendetta tedesca.
Nella cella numero 7 di via Tasso, come racconta lo scrittore americano Robert Katz nel suo libro ‘Morte a Roma’, il vecchio e distinto avvocato era steso su un materasso: sveglio, cercava di distinguere i rumori confusi che udiva fuori dalla sua cella.
Nonostante le torture subìte non riusciva a dormire. Cercava di rubare le frasi dette per capire come sarebbe andata a finire. In quelle ore si preparava la lista di chi avrebbe dovuto pagare con la vita l’attentato di via Rasella.
I tedeschi pianificavano la lezione esemplare. Tra i primi della lista c’era anche lui. “Los, los!”, gridò una voce.
Poi si materializzò un uomo che prese l’avvocato per il braccio, lo trascinò fuori dalla sua stanza.
Placido Martini si avviava alla morte. Insieme a altri 333 innocenti. Insieme a Mario Intreccialagli”, dichiara in una nota il sindaco Marco De Carolis.