Ilaria Solazzo, giornalista, scrittrice e blogger, ha intervistato per noi lo scrittore Marco Saverio Loperfido autore de “La seconda forma del sogno” e “Le lucertole ricominciano a Friburgo” firmati da Annulli editori.
http://www.annullieditori.it/autori/marco-saverio-loperfido/
Ciao Marco e benvenuto su questa testata giornalistica. Un vero onore averti mio ospite. Grazie di cuore per aver accettato il nostro invito. Partiamo subito dalla prima domanda. Da bambino cosa sognavi? Ti vedevi già scrittore?
“No non mi vedevo scrittore, anche se avevo una fantasia che strabordava in ogni aspetto della mia vita, intima e sociale. Ogni gioco era un romanzo, ogni pomeriggio a casa un susseguirsi di dialoghi tra soldatini. Disegnavo fumetti, storie, avventure, usavo la telecamera per fare riprese e doppiaggi. Sovrapponevo sempre al foglio bianco della realtà una struttura narrativa. Forse perché mio papà era ed è un grande inventore, con le parole. Un entusiasta costruttore di bellissime falsità, perché di lavoro faceva il venditore”.
Qual è la tua migliore qualità, umana ed artistica?
“La mia migliore qualità umana è la diplomazia, artisticamente parlando la costanza”.
Qual è il tuo peggior difetto?
“Il mio peggior difetto è la diplomazia”.
Che libri leggi e chi sono i tuoi scrittori preferiti?
“Leggo più che altro saggi scientifici e filosofici, in questo momento sto divorando tutto ciò che analizza l’uomo cosiddetto primitivo. C’è più mistero e bellezza in quel periodo lì che nel futuro dell’umanità. Quella è stata la vera età, sincera, entusiasmante, incerta. A noi di oggi invece non resta che il piano inclinato dell’estinzione. Tra i romanzi leggo prevalentemente quelli ottocenteschi. La controversa Russia ci ha dato Tolstoj. Tutti osannano Dostoevskij, profondo come gli abissi umani e grande come la speranza, ma Tolstoj è camaleonte della realtà, vasto come il movimento eterno delle cose”.
Sono curiosa di sapere qual è il tuo film prediletto e perché?
“Indiana Jones e il tempio maledetto. Non un film d’autore, quanto piuttosto uno straordinario film di successo commerciale. Eppure quel film mi ha sconquassato l’anima. Avevo 8 anni e mi ha rigirato come un calzino. Ogni volta che lo rivedo oggi è come se capissi di che cosa sono fatto, un percorso terapeutico di comprensione di me. Il guardrail della mia vita interiore. La colata lavica su cui ho poggiato inconsapevolmente tutte le mie scelte. Rivedendolo oggi sento ancora le stesse cose, sotto lo sguardo incredulo degli altri, che ovviamente mi prendono per pazzo. Maledetto Spielberg e il suo tempio…”.
Hai scritto il libro “La seconda forma del sogno” edito da Annulli Editori. Ci parli di questa singolare esperienza culturalmente appagante?
“è un libro che mette in scena e rievoca l’assenza. Ma su questa assenza si costruisce il proprio senso personale. È un libro che affida al lettore una parte maggiore rispetto ad altri romanzi. Un gioco di pieni e vuoti da colmare. Ognuno dei quattro protagonisti inoltre ha a che fare con un proprio vuoto da riempire. Martina con la morte del fratello di cui era innamorata; Federica con il vuoto esistenziale proprio della sua età di passaggio; la dottoressa Silvestrelli con il vuoto della propria esperienza lavorativa e Alina con il vuoto della propria assenza dalla terra natìa”.
Quando nasce realmente la tua passione per la scrittura ed il mondo magico dei libri?
“Mio padre mi fece entrare in una libreria situata a Via Anicia, a Roma, che avevo 9 anni. Comprai dei libri game, dove dopo un breve testo da leggere deve essere il lettore a decidere che scelta far fare al protagonista. Fu il primo grande bivio. Il secondo fu quando mi regalò Così parlò Zaratustra”.
Cosa ha rappresentato e rappresenta per te, dal punto di vista umano e professionale, il successo ottenuto con i tuoi libri?
“Sia dal punto di vista umano che professionale, che per me coincidono nell’attività di scrittura, il successo dei miei libri è la constatazione di stare sulla stessa lunghezza d’onda di altre persone, che si riesce a comunicare. È il corrispettivo di quando una persona si apre in un sorriso di condivisione per quello che stai dicendo, come quando una barzelletta fa ridere o qualcuno ti dice: “A me è capitato lo stesso!”. Se non dovesse più accadere non ne farei un dramma, cercherei solo di capire se mi sto avvitando in un vano solipsismo o se sono andato molto in là nei territori da esplorare, trasformandomi in avanguardia solitaria”.
Ti va di raccontare ai lettori in breve il tuo bellissimo libro “la seconda forma del sogno”?
“Non mi sottraggo a questa domanda per pigrizia, ma perché credo fortemente che questo testo non sia riassumibile. Tutto è sperimentale in questo libro. Può perfino risultare incompleto. L’essenziale è il tentativo letterario di essere con il lettore il vero artefice del senso”.
Progetti futuri?
“Le Strade Maestre, un progetto educativo incentrato sullo svolgimento di un anno scolastico itinerante. Si rivolge a giovani che devono iscriversi alla terza classe del liceo scientifico, provenienti da tutta Italia. Prevede che un gruppo di quindici scolari, accompagnati da cinque Guide Ambientali Escursionistiche, che svolgono anche il ruolo di insegnanti, segua a piedi un percorso di oltre mille chilometri attraverso la penisola, alternando giornate di cammino a periodi residenziali. Io sarò una delle guide-insegnanti. Si partirà a settembre 2023. Ma se volete saperne di più: https://www.strademaestre.info/“.
http://www.annullieditori.it/libri/le-lucertole-ricominciano-a-friburgo/
http://www.annullieditori.it/libri/la-seconda-forma-del-sogno/