

Visto il crescente sviluppo del movimento pallavolistico e il bisogno di incentivare la crescita dei giovani, la Fipav già dalle stagioni agonistiche 2000/2001 cominciò ad applicare, sia nel maschile che nel femminile, delle norme per aumentare la presenza tra le squadre di categoria di atleti under18; in particolare in tutti i campionati nazionali e regionali si decise di obbligare le società ad avere nel sestetto in campo un giocatore under20 per il maschile e un’ under18 nel femminile. La regola non portò ai risultati desiderati, così che il limite di età venne aumentato di stagione in stagione fino all’abolizione nel 2005. La federazione decise allora di creare dalla stagione agonistica 2008/2009 un’ istituzione, l’Osservatorio Nazionale, che aveva il compito di monitorare l’attività dei Campionati Nazionali, Regionali e Provinciali. L’Osservatorio doveva raccogliere i dati relativi all’età degli atleti effettivamente partecipanti alle gare dei Campionati Nazionali, al numero dei tesserati per fasce di età e in proporzione alla popolazione, l’attività societaria in relazione al numero delle squadre partecipanti ad ogni campionato.
Dalle analisi rilevate risultò la presenza di un numero molto più alto di atleti con età superiore ai 25 anni rispetto a quelli di età inferiore ai 18. Nell’idea generale di una Riforma totale dei campionati si cominciò a proporre l’applicazione della “Regola degli Over“: quest’ultima consisteva nel limitare il numero di giocatori “maturi” che le società potevano far scendere in campo; le fasce di età sarebbero state stabilite di trimestre in trimestre, dopo attente valutazioni da parte dell’Osservatorio Nazionale.
La stagione agonistica 2009/2010 vide per la prima volta l’attuazione di questa norma, in particolare la Fipav stabiliva alcuni stringenti obblighi tra cui il massimo di quattro atleti, sia nel maschile che nel femminile, al di sopra di una certa età iscrivibili a referto di ogni partita per ciascuna squadra. Alle società che non avessero rispettato questo vincolo, sarebbe stata data gara persa a tavolino. Gli arbitri sono stati chiamati a verificare il rispetto della regola, badando che il numero massimo di quattro atleti non implicava l’effettiva scesa in campo ma la semplice presenza nella lista di giocatori o giocatrici. L’Osservatorio Nazionale, chiamato a monitorare gli effetti di questa norma l’ha tradotta ed applicata negli anni, sino ad arrivare alla stagione odierna ed a quella che si svolgerà nel 2013/14. Tutto questo per i campionati nazionali, mentre per quelli regionali è chiamato a decidere il Consiglio Regionale Fipav, che discrezionalmente ha facoltà di applicare la Regola degli Over anche nei tornei regionali di serie C e D, maschile e femminile.
La Fipav Lazio nello specifico è uno dei comitati regionali che ha applicato ed intende continuare ad applicare questa regola in modo molto rigido e, nella stagione a venire avrebbe addirittura in serbo ulteriori modifiche in senso restrittivo.
Nel merito i campionati maschili regionali di C e D permetteranno alle società di mettere a referto non più di quattro giocatori per ogni partita, di nascita compresa entro il 1984, mentre per quanto riguarda il settore femminile il limite di atlete scende a tre, di nascita compresa entro il 1986.
Prima di entrare nel giudizio della Regola degli Over non è possibile non rimarcare la disparità, dal sapore vagamente discriminatorio, tra settore maschile, avente un limite di quattro atleti over, e le ragazze che, inspiegabilmente, vedrebbero ridotto a tre il numero entro cui attenersi.
La “regola degli over” dal 2009 ad oggi è stata una norma discriminante per tutti quei giocatori che per loro sfortuna si ritrovavano a superare lo scoglio dei 27 anni nella femminile e di 29 anni nel maschile. Oltre a ridurre la possibilità di giocare oltre una certa età, questa regola non aiuta affatto il movimento pallavolistico ne tanto meno la crescita dei giovani: in questi 4 anni infatti si sono riscontrati enormi cali del tasso tecnico nei campionati, specie in quelli regionali, causa di una scalata sempre più facile da parte di giocatori inesperti a cui le società sono costrette a far ricorso per rispettare le richieste della Fipav, e di fronte ad una presenza sempre più esigua di quei giocatori esperti che alzavano il livello tecnico ed agonistico della competizione, che ora sono sempre più spesso costretti a lasciare l’attività agonistica o a scendere di categoria.
Di fronte ad una federazione che priva i suoi iscritti di praticare liberamente il proprio sport, che non ne tutela i diritti anzi li limita, cosa dovrebbe fare il popolo del volley? Questo nostro interrogativo non vuole certo essere un impedimento alla pratica sportiva da parte dei più piccoli, anzi, proprio per far crescere ed amalgamare all’interno del movimento pallavolistico sempre più giovani è necessario che essi convivano con atleti più esperti, sia per apprendere comportamenti che per accrescere il proprio bagaglio tecnico e di esperienza. Creare dei campionati più simili ad asili che a competizioni sportive competitive non otterrà l’obiettivo per cui la Federazione vorrebbe ampliare la base dei praticanti, ma al contrario rappresenterà, come già sta accadendo, un sostanziale impoverimento per tutto il settore pallavolistico, con conseguenze che nei prossimi anni si faranno sentire anche ai vertici del movimento nazionale. Infine ci sfugge il perchè si dovrebbe impedire ad atleti di età ancora pienamente abile alle competizioni, di praticare il proprio sport e coltivare la propria passione. Forse il principio che si vorrebbe introdurre è quello per cui se sei un campione o una campionessa a venti anni puoi giocare, mentre se a ventisei anni non sei arrivato in serie A o in nazionale puoi anche smettere? Il concetto ci appare totalmente fuori da quei principi e valori sportivi di cui le Istituzioni sportive a tutti i livelli si dovrebbero fare promotori e strenui difensori.
Andrea Titti