Il ricatto del lavoro come bomba ad orologeria. Puntuale fende l’aria la spada di Damocle che riguarda il destino dei 35 dipendenti ASP per i quali viene riproposta la procedura di mobilità (Licenziamento collettivo) ex artt. 4 e 24 Legge 223/1991. In una nota con protocollo 136 MS/mp del 3 aprile, l’amministratore unico di ASP, Franco Paduano, comunica al dipartimento servizi per il lavoro e formazione della provincia di Roma, alla direzione regionale del lavoro della regione Lazio ed alla direzione territoriale del lavoro di Roma, oltre che alle organizzazioni sindacali, l’apertura delle procedura di mobilità, con motivazioni del tutto identiche a quelle messe in atto il 24 giugno 2013 e che erano stato bloccate attraverso un accordo che prevedeva il blocco del turn over, sul lavoro straordinario, sull’organizzazione del lavoro, sui superminimi e le indennità ad personam, sullo slittamento degli aumenti contrattuali collettivi e sul congelamento di alcuni emolumenti per retribuzioni differite. Insomma, un sacrificio cui sono stati sottoposti lavoratori per scelte scellerate, alle quali, con ogni evidenza, non hanno contribuito. Purtuttavia, il sacrificio collettivo non è bastato. Nella nota di condanna dei lavoratori si legge che “l’azienda al termine dell’esercizio relativo all’anno 2012 aveva accumulato una perdita di parecchio superiore al milione di euro, circa il doppio rispetto alla chiusura dell’esercizio precedente (…..) il trend di perdita di bilancio tende ad amplificarsi nella prima metà dell’anno 2013, in cui l’azienda prosegue nella tendenza negativa giungendo a perdere mediamente circa cinquecentomila euro ogni trimestre”. Una situazione drammatica e ineluttabile, in quanto l’amministratore unico ammette “di non poter adottare misure idonee a porre rimedio alla predetta situazione ed evitare in tutto o in parte la dichiarazione di mobilità” e rileva come “l’elaborazione del criterio tecnico organizzativo e produttivo tragga origine da dati oggettivi, quali la condizione perdurante e cristallizzata di perdite del settore farmacie e la necessità oggettiva di riorganizzazione dei servizi presso gli uffici”. Un’analisi spietata sulla quale, la coalizione a sostegno del candidato Mauro Testa, attraverso la voce del suo candidato, non può fare a meno di sottolineare le evidenti contraddizioni e le storture relative alle strategie aziendali e rimarca come fosse stato posto all’ordine del giorno dello scorso consiglio comunale, tenutosi mercoledì scorso, l’apertura della X farmacia comunale all’Acqua Acetosa, quando già era stata firmata la nota di comunicazione di licenziamento. La gestione degli attuali vertici aziendali, ribadisce Mauro Testa, si rivela inadeguata e altalenante, nel documento di analisi che certifica il fallimento dell’attuale politica aziendale, inoltre, non siano menzionati i servizi riguardante gli asili nido, in quanto “disdettati dagli anti committenti e risulta già in atto un procedura di nuova aggiudicazione, che non riguarderà la scrivente società”. Come se la faccenda non riguardasse più ASP ed il suo socio maggioritario, il comune di Ciampino, attraverso il suo sindaco. Data l’ammissione della Società “di non essere in grado di predisporre misure atte a fronteggiare le conseguenze sul piano sociale dell’attuazione del programma di mobilità” tutti i candidati della coalizione, attraverso la voce del suo candidato sindaco, Mauro Testa, oltre ad esprimere solidarietà ai lavoratori ed alle loro famiglie, ribadisce la necessità di un serio e reale piano di risanamento delle politiche aziendali, che parta dall’azzeramento dei vertici e dall’ottimizzazione delle risorse interne. Senza false promesse, e senza ulteriori infingimenti.